Tra gli album di artisti italiani usciti in questo decennio, spesso privi di originalità o di scarsa qualità, sicuramente “Scaramante” di Cristiano De Andrè è una delle punte di diamante,sia per contenuti, che per valori espressivi. Il curioso titolo è tratto dall’omonimo film di Daniele Pignatelli e indica le due tematiche principali dell’opera. La prima è la scaramanzia, il bisogno perpetuo dell’uomo di cercare all’interno del proprio mondo dei segnali a cui appigliarsi per continuare a sperare, viene esaltata quindi una spiritualità pura, che nel mondo occidentale è stata contaminata dal consumismo e dal materialismo. Il secondo tema è quello dell’amore per la propria donna (infatti il titolo è scomponibile in s-cara-amante), vista come colei che sconvolge l’ordine delle cose, ma che all’occorrenza sa anche essere un solido appiglio nei momenti di sconforto. Cristiano, dopo un periodo doloroso, alla soglia dei quarant’anni, fa quindi un bilancio della sua vita, impegnandosi in un’opera che contiene molti riferimenti autobiografici e inoltre l’artista, già polistrumentista affermato, dimostra anche una crescita musicale non indifferente, rielabora i suoi modelli, collabora con autori e musicisti assai competenti e compone un vero e proprio cd di World Music, ricco di contaminazioni, rock, pop, etniche e folk, scoprendo anche l’utilità degli strumenti elettronici. Oserei definire questo “il cd della maturità”, perché segna una piccola rottura con il repertorio precedente dell’artista (anch’esso molto valido), che dedica una nuova attenzione al ritmo e una cura maggiore agli arrangiamenti e alle tematiche, così che in tutti i pezzi la sua personalità emerge in modo tanto significativo da rendere l’insieme dell’opera unico e coerente. Anche i testi delle canzoni sono caratterizzati da una grande profondità e lucidità e in qualche misura anche dall’uso del linguaggio poetico, in particolare quelli scritti insieme al poeta e cantautore Oliviero Malaspina. Inoltre è’ un lavoro che, pur riprendendo molti aspetti dalla tradizione rock e cantautorale precedente, apre nuove strade e si spera inauguri una nuova stagione di “pop d’autore” nella quale si riprenda quella ricerca musicale, abbandonata da molti artisti, che inseguono solo un successo commerciale. Un album importante quindi, passato un po’ in secondo piano a causa dei problemi dell’artista che è rimasto fermo per un po’ di anni, un disco che sembra prometterne un secondo altrettanto significativo, che, visto il recente ritorno sulle scene di Cristiano, è molto atteso da pubblico e critica e dimostrerà la vera consistenza di questa evoluzione.
