Staccarsi da un autore, arrivare alla fine della sua produzione, persino di quella post-mortem. Questa non è una “recensione” ma un’elegia. Questa è l’ultima raccolta di Raymond Carver. La storia è questa: come tutti gli autori maniacali e perfezionisti, Carver era capace di sottoporre un racconto anche a trenta stesure. Tra le tante carte rimaste sulla sua scrivania c’erano anche tre racconti compiuti, se non ancora revisionati allo spasimo. Tess Gallagher, compagna e moglie di Carver negli ultimi dieci anni della sua vita, quelle carte non voleva aprirle. Chi vorrebbe rovistare in ricordi dolorosi? Ma nel 1998 si ricordano i dieci anni dalla scoparsa di Carver e il direttore di Esquire, la rivista che aveva dato il battesimo allo scrittore statunitense, vuole fare qualcosa di speciale. E così ecco il lavoro doloroso ma doveroso di cernita ed editing del materiale rimasto, unitamente alle bozze rinvenute in una collezione universitaria di scritti di Carver. Cinque racconti, non tutti belli-belli, ma tutti puramente carveriani e un paio di perle che non sfigurerebbero in Cattedrale. I miei preferiti: il racconto che da titolo alla raccolta e Che cosa vi piacerebbe vedere? Due racconti topici, che la firma si riconosce e basta: è Carver. I temi cari a Carver: la crisi della coppia di mezza età, la provincia americana, il distacco, i traumi improvvisi. Forse un giorno non sarebbe male unire Elephant and other stories e questi cinque racconti e farne un raccolta finale dell’ultimo Raymond Carver. In effetti sembrano senza soluzione di continuità. Cinque racconti, purtroppo, non fanno una raccolta sostanziosa ed ecco che per fare volume si aggiungono alcuni racconti giovanili. Gemme grezze, ma fin troppo. Faranno piacere agli esegeti, ma non al pubblico generale (a meno che per voi Carver non sia Profeta, in quel caso penso che ne leggereste anche l’elenco della spesa).
Se hai bisogno, chiama
"Era la metà di agosto e Myers era sospeso a metà tra una vita e l'altra". Comincia cosi "Legna da ardere", la storia di un uomo che, sobrio da ventotto giorni e in fuga da un matrimonio fallito, decide di andare a vivere in una camera in affitto a casa di due sconosciuti. Myers, si intuisce, è anche uno scrittore, uno di quelli che non riescono più a scrivere. Il nuovo inquilino si aggira per le stanze di Sol e Bonnie, i padroni di casa, silenzioso e tormentato come un fantasma. Fino a che, un giorno, non avviene qualcosa: un gesto minimo e l'improvvisa, dolorosa presa di coscienza di fare finalmente la cosa giusta nel modo giusto. Una conquista. E il racconto che apre il volume, questo, e, fin dalle prime pagine, conferma al lettore di essere a casa. "Se hai bisogno, chiama" raccoglie tanto i racconti postumi, quelli su cui Carver stava lavorando poco prima di morire, quanto quelli giovanili, pubblicati su piccole riviste all'inizio degli anni Sessanta e a volte addirittura sotto pseudonimo.
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Anno edizione:2010
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ROBERTO BISCEGLIE 17 maggio 2016
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