A Son

Mistico e quanto meno appropriato ritorno alle origini per uno dei prime-mover del Post-Rock americano. Prima con i Labradford e poi con il progetto solista Pan American, Mark Nelson ha ridefinito i contorni di una musica sfuggente, sospesa tra tradizione ed avanguardia, fughe cinematiche e forma canzone visibilmente alterata. In questa occasione lo slancio intimo dei brani - spesso sorretti da una chitarra acustica e dal sobrio elemento vocale - fanno pensare ad un crooner precipitato dal futuro, rapito dal twang di Alessandroni e Duane Eddy. Citando in maniera rocambolesca June Tabor, The Carter Family, Suicide e Jimmy Reed, riproduce in realtà brani di americana influenzati dalle pellicole di Sergio Leone e dal lavoro di altri grandi outsider come Mark Kozelek e Mark Eitzel.
"Un altro piccolo capolavoro di Ambient Post Rock minimalista talmente personale da riuscire a mantenere intatto tutto il suo carattere anche quando prende i i contorni di sorprendenti (e felici) paesaggi traditional (Brewthru), Country (Memphis Helena) e Cantautrali (Drunk Father)."
(Boxata su Rumore Dicembre, voto 7/8)
"Shenandoah splendodo epilogo che torna a distendersi nelle pieghe del silenzio in cui Pan American si trova perfettamente a suo agio, tra l'esangue remissiva, meditazione di Sleep walk Guitars e i luminosi arpeggi di una conciliante Brewthru."
(Boxata su Blow Up Novembre, voto 7)