Il sosia - Fëdor Dostoevskij - copertina
Il sosia - Fëdor Dostoevskij - copertina
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Letteratura: Russia
Il sosia
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Descrizione


Un uomo che per vivere ha bisogno di riflettersi nella percezione altrui un giorno si trova d'improvviso di fronte un sosia, come fosse il suo riflesso nello specchio, e non si capisce se sia un'allucinazione schizofrenica o una realtà inquietante.

Informazioni dal venditore

Venditore:

Libreria F.lli Montarolo S.n.c. Vedi tutti i prodotti

Dettagli

Tascabile
228 p.
Dvojník
9788807821646

Valutazioni e recensioni

  • Enrico Caramuscio

    È una fredda mattina d’autunno a Pietroburgo. Il consigliere titolare Jàkov Petròvic Goljàdkin è alle prese con un difficile risveglio in cui non riesce a distinguere tra sogno e realtà. Ci mette un po’ a riprendersi ma si alza dal letto con la migliore predisposizione d’animo. Lui è puro, mondo e netto da ogni macchia, schietto, amorevole e cordiale. E’ fiero di non essere un intrigante, se ne sta per conto suo e non prova che sprezzo per i nemici. Oggi per il nostro eroe è un giorno speciale: ha affittato una carrozza per l'intera giornata, ha a disposizione un cospicuo mazzetto di banconote e vanta un importante invito in casa del suo benefattore, il consigliere di stato Olsùfij Ivànovic Berendèev, per festeggiare il compleanno della figlia di questi, Klàra Olsùf’evna, di cui è innamorato. Ma le cose non vanno per il verso giusto, i suoi nemici gli stanno giocando un brutto tiro. Berendèev si rifiuta di riceverlo, lui entra comunque ma tutti gli si mostrano ostili, viene sbattuto fuori, corre a casa in preda al panico e nel delirio si imbatte in una strana persona, un individuo singolare che da questo momento in poi trasformerà radicalmente la sua esistenza. Cos'ha di particolare costui? Il suo nome è Jàkov, il suo patronimico Petròvic, il suo cognome Goljàdkin, proviene dalla sua stessa città, viene assunto nel suo stesso ufficio e per giunta gli somiglia in maniera strabiliante, come fosse il suo gemello, come fosse la sua stessa immagine riflessa in uno specchio, come un perfetto sosia. Tra i due nasce subito un’amicizia che pare sincera. Goljàdkin Junior sembra una persona a modo, educata, cortese, timida, fa quasi tenerezza. Jàkov Petròvic lo accoglie in casa sua, generoso e prodigo di affetto. Ma dopo poco il sosia comincia a mostrare un altro carattere, rivelandosi un vero e proprio antagonista nei confronti del nostro eroe, umiliandolo, coprendolo di ridicolo davanti a colleghi, superiori e conoscenti e riuscendo lì dove lui ha fallito: fare carriera e farsi ben volere da persone importanti e potenti. Dostoevskij ci guida in questo incredibile viaggio attraverso la progressiva alienazione della mente del protagonista, raccontando con grottesca ironia, stile poetico e una magistrale analisi psicologica il suo delirio e lo sdoppiamento della sua personalità. Il sosia infatti non è che l’incarnazione stessa della malattia mentale e della mania di persecuzione di Jàkov Petròvic, che crea nella sua mente un vero e proprio alter ego che possiede tutti i difetti, tutti gli aspetti negativi che egli ha sempre riscontrato e aspramente criticato negli altri, negli intriganti, nei suoi nemici, nelle persone che usano i mezzi più infimi pur di farsi strada. La sua pazzia sembra nascere dall’insoddisfazione, dalla frustrazione, dal desiderio di essere migliore che si scontra con la consapevolezza di essere invece una persona insignificante. Il protagonista peggiora di pagina in pagina, confonde l’immaginazione con la realtà, cambia continuamente opinioni e atteggiamenti, non riesce a comprendere né la sua situazione né gli effetti delle sue azioni. Tutto ciò non può che portarlo a sprofondare definitivamente nel baratro della follia. In questo romanzo l’autore tratta il tema a lui tanto caro della difficile condizione dell’uomo, qui schiacciato da un sistema burocratico che lo relega ai margini della società e che ne frantuma i sogni e le aspirazioni, portandolo ad odiare non solo chi gli sta intorno ma perfino se stesso. Ma sotto quest’aspetto la Russia zarista del diciannovesimo secolo non sembra poi troppo differente dall’odierna società occidentale, né sembra essere migliorata più di tanto la situazione degli individui che anche oggi vedono troppo spesso frustrate le proprie ambizioni e diverse volte constatano tristemente di possedere loro stessi i difetti che tanto aborrano negli altri.

  • Serena Dati

    Un testo intenso, ricco di suggestioni... Un uomo, il suo sosia: malvagio, crudele, beffardo, sublodo... Le strade fredde di neve, la febbre, il delirio... Mai un libro mi ha confuso tanto, mi ha trascinato nell'oblio di una mente malata... DA LEGGERE SICURAMENTE!!!

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Foto di Fëdor Dostoevskij

Fëdor Dostoevskij

1821, Mosca

Fëdor Dostoevskij è stato un autore russo, considerato uno dei pensatori e romanzieri più influenti dell'Ottocento. Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e Dostoevskij venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo...

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