Una delle migliori opere di Dostoevskij, fa pensare su come in realtà il nostro più grande nemico è noi stessi. Consiglio a chi si vuole affacciare alle opere di dostoevskij, in quanto è molto leggera e facile da comprendere
Il sosia
Un uomo che per vivere ha bisogno di riflettersi nella percezione altrui un giorno si trova d'improvviso di fronte un sosia, come fosse il suo riflesso nello specchio, e non si capisce se sia un'allucinazione schizofrenica o una realtà inquietante. Prefazione di Olga Belkina.
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Edizione:7
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Anno edizione:2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Davide 30 marzo 2025Fantastico
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Sally 03 marzo 2025impedibile
Libro impedibile per chi ama la letteratura russa e soprattutto Dostoevskij. È una pietra militare del tema letterario del doppio. Libro breve, ma impegnativo, e ti intrattiene portandoti in giro tra le vie di Pietroburgo e tra i deliri del protagonista. Come ogni libro di Dostoevskij, consigliato.
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Ely 16 febbraio 2025Inettitudine contro abilità sociale
Jakov Petrovič Goljadkin è un protagonista difficile da sopportare: inetto, logorroico, convinto che tutti lo ostacolino ingiustamente, quando in realtà è lui stesso la causa del suo isolamento. Dostoevskij lo tratteggia con ironia tagliente, definendolo più volte "il nostro eroe" in modo beffardo, quasi a sottolineare la sua mediocrità. La sua incapacità di affrontare la realtà lo porta a perdersi in giri di parole, a sfuggire il confronto diretto, fino a costruire un universo paranoico in cui si sente vittima di cospirazioni. L’elemento più riuscito del romanzo è l’apparizione del sosia, un doppio identico nell’aspetto ma opposto nel carattere: ambizioso, spregiudicato, capace di insinuarsi nelle grazie di chi conta. L’incontro tra i due è descritto con un’intensità quasi onirica, tanto da lasciare nel lettore il dubbio se il sosia esista davvero o sia solo un’allucinazione di Goljadkin, il frutto della sua mente sempre più instabile. L’impressionante serie di coincidenze tra i due e gli scatti d’ira del protagonista fanno pensare a una degenerazione psicotica. Ciò che colpisce è come Dostoevskij anticipi il tema dell’ascesa sociale priva di scrupoli: non conta il merito, ma l’abilità di manipolare, la sicurezza ostentata e l'arte di insinuarsi nei giusti ambienti. Il sosia ricorda Georges Duroy di Bel-Ami: entrambi dimostrano che l’arrivismo senza remore è spesso più efficace del talento.
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