Un libro minore, ma non per questo inferiore ad altre opere di Bolano. C'è tutto il suo tipico gusto di raccontare, i personaggi bizzarri, le annotazioni storiche e politiche. Un Borges del 2000
Stella distante
Chi è stato Carlos Wieder? Un poeta o un assassino? Un artista o un criminale? Un pilota spericolato che si esibiva in performance di "scrittura aerea" o un autore di snuff movies? E ha veramente arrestato e torturato e ucciso, nei mesi successivi al golpe di Pinochet, decine di persone, per poi esporre le foto dei cadaveri ridotti a brandelli perché convinto della assoluta, gratuita purezza del male - perché solo il dolore è in grado di rivelare la vita, e perché lo scopo della sua è "l'esplorazione dei limiti"? Nulla, sembra ribadire Bolaño, è più sfuggente della verità. Tant'è che, una pagina dopo l'altra, un tassello dopo l'altro - attraverso un accumulo di indizi, molti dei quali di natura squisitamente letteraria, e di storie parallele, alcune tragiche, alcune grottesche, alcune paradossalmente fiabesche (ma tutte, sempre, eccessive, "come il Cile di quegli anni") -, il nostro percorso di avvicinamento a quella che potrebbe essere la verità diventa via via più sdrucciolevole, come se l'autore medesimo ci invitasse a dubitare degli eventi che narra non meno che degli scrittori che cita, delle poesie, delle riviste, dei movimenti letterari a cui allude. Nonché, in definitiva, della esistenza stessa di un uomo chiamato Carlos Wieder.
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Anno edizione:2013
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giampaolo74 28 aprile 2023Bello
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Romanzo breve, in "Stella distante" è raccontata la vicenda di un poeta - fotografo, pilota d'aereo e torturatore - dagli anni che precedono il colpo di stato cileno del 1973 fino alla sua ricerca commissionata venti anni dopo da un facoltoso sconosciuto a un ex poliziotto. Scrive Bolano che nel triste folclore dell'esilio più della metà delle storie vengono falsificate oppure sono soltanto l'ombra della storia reale. Lo scrive nel romanzo, riferendosi quindi ai fatti che vengono raccontati, ma avrebbe potuto scriverlo in un saggio parlando della sua poetica. Ciò che appare come realtà, forse, ma solo forse non lo è, o lo è parzialmente, o lo è solo da un particolare punto di vista. In questi giorni, sto leggendo un altro scrittore sudamericano, l'argentino Ricardo Piglia, che in un suo romanzo cita il pittore Frans Hals, però riferendosi a un quadro che pare non esistere, Hals non lo ha mai dipinto. Borges aveva l'Aleph - il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra visti da tutti gli angoli - e le sue Finzioni. Bolano ha la sua narrativa fatta di riferimenti colti (reali o immaginari che siano), di storie che generano storie che generano storie, raccontate da chi le ha vissute parzialmente o da chi le ha solo sentite raccontare o da chi le racconta parlando di altro, tangenzialmente, storie riferite con un tono di incertezza che le fa tremare sotto la luce più calda. Sono vere? Sono sogni, incubi, miraggi? Non importa granché, quel che importa è che restituiscono il quadro emotivo di chi ha vissuto il luogo e il periodo dal quale si sono generate. Così le barbarie e le insensatezze di un colpo di stato violento e assassino possono restare impresse in un romanzo breve. Così, aumentando la distanza tra cronaca e racconto, Bolano si occupa della realtà.
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