L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Scrivere canzoni in inglese è facile, perché l’inglese è la lingua della musica, avendo termini traboccanti di vocali. Qualunque cosa si dica in inglese andrà sempre bene, anche la più scontata, che è comprensibile praticamente da chiunque abbia un minimo di conoscenza della lingua anglosassone (a meno che non si canti proprio una frase del tipo “You are the sun, you are the only one”. Purtroppo non è un’iperbole: inizia esattamente così un pezzo del 2005 dei Subways dal titolo “Rock & Roll Queen”. Ad ogni modo, anche in questo caso, un verso simile non risulta così tanto sciocco o ridicolo, come se ciò che si canta in inglese sia immaginazione e possa essere pensato e rielaborato nella testa e nell’anima dell’ascoltatore). Esprimersi in un’altra lingua, specialmente la nostra, invece, diventa una sfida, in quanto è quasi impossibile trovare le metriche giuste, i suoni idonei affinché si crei un’esatta fusione di parole e musica, affinché la parola, assolutamente ricercata, sia un ulteriore strumento che lambisce la melodia. Comporre canzoni in italiano richiede una cura, un’attenzione particolare, tant’è che raramente le covers di canzoni inglesi benaccolte hanno raggiunto risultati analoghi se cantate (il più delle volte si conserva soltanto la melodia, quasi mai vengono tradotte con fedeltà. Si canta sopra le note liberamente, modulando poesie che trattano persino altri temi) nella nostra lingua. Eppure i Sigur Rós non devono pensarla così. Questa band è nota, infatti, per la caratteristica di scrivere testi a volte in islandese (l’Islanda è la loro terra d’origine) e molto spesso in un “finto inglese”, in vonlenska (o hopelandic), lingua totalmente inventata, una trovata non originale visto che già negli anni Ottanta i raffinati Cocteau Twins rimavano testi mettendo insieme sillabe prive di significato, spesso intonate a gorgheggio dalla leader Elizabeth Fraser (una gran vocalist, anche se i critici più duri l’hanno definita "una Siouxsie in sedicesimo", e condivido appieno), di cui Jón Pór (Jónsi) Birgisson e soci non hanno mai nascosto la propria ammirazione (come pure per i Talk Talk. “Spirit of Eden” è un disco che ha avuto una forte influenza sulla loro produzione artistica). Probabilmente a Birgisson dà noia scrivere poesie banali ed ingenue: se non si è in grado di essere dei songwriters come Dylan o come Morrissey è meglio non mettersi alla prova con la metrica, e questo direi che è giusto. Le canzoni dei Sigur Rós diventano in tal modo pezzi strumentali accompagnati da giochi di voce, su cui l’ascoltatore può sovrapporre la propria poesia, il proprio testo, che sia d’amore, di paura o anche delusione (sensazione che a me suscita “Gong”, la traccia 8 di “Takk”, la migliore, la più rock, celestiale). A riguardo mi viene in mente una frase di Matisse: «Tutti i miei rapporti di toni ritrovati devono formare un accordo vivente di colori, un’armonia analoga a quella di una composizione musicale». Se adattiamo questa frase alle canzoni, cioè composizioni musicali con l’aggiunta di un testo, si può dire che una canzone per essere di valore deve avere un ordinamento di note e parole euritmico ed icastico a ciò che l’autore vuole rivelare, proprio come in un quadro. Le canzoni sono completezza artistica se hanno allo stesso tempo sia conformità che originalità, ossia quando un testo possiede una sonorità che rappresenta la traduzione perfetta di quelle frasi in melodia. Nelle canzoni dei Sigur Rós, mancando i testi, non si può parlare di completezza artistica, ma di certo si può dire che hanno un grande valore e la straordinaria capacità di donare serenità a chi ascolta, commuovere e far sognare (il genere con cui si etichettano i loro dischi non a caso è il dream-pop).
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.lafeltrinelli.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore