Tendimi le mani
Per ogni donna che abbia vissuto nel contesto della povertà, della fatica ricercando comunque e sempre l'amore sarà facile ritrovarsi nella protagonista. Donata è una donna semplice, scalfita dalla vita ma che non si arrende ad essa. Vissuta nelle campagne piemontesi negli anni bui della seconda guerra Mondiale, Donata è presto coinvolta da responsabilità troppo grandi per una bambina che invece di ricevere attenzioni e amore dai suoi genitori si ritrova a coprire un ruolo difficile nell'ambito della sua famiglia. La cultura piemontese nel dopoguerra era quella del lavoro duro che era visto come l'unico modo per uscire da quella realtà nuda e priva di colori che la guerra aveva lasciato dietro sè. Era così che chi aveva un pezzo di terra da coltivare arrivava spesso ad amarlo più dei suoi cari privandoli delle attenzioni e dell'amore necessari a crescere sentendosi accolti. I figli, numerosi in ogni famiglia, rappresentavano la ricchezza futura. Tante braccia da sfruttare erano per il capo famiglia la prospettiva del lavoro che continua, che passa di padre in figlio, in quella gerarchia di famiglia patriarcale tipica di quel tempo.
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Anno edizione:2010
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