La protagonista racconta delle esperienze vissute in due harem. I due contesti fanno scaturire dei confronti sulla concezione della donna, della famiglia e delle relazioni in generale. E’ interessante la riflessione indotta sulla mancanza di libertà della donna che in molte culture è una problematica attuale purtroppo. Interessante il rapporto che emerge con le madri.
"Venni al mondo nel 1940 in un harem di Fez, città marocchina...". Così Fatima Mernissi, una della voci femminili più eloquenti del mondo musulmano, apre quest'intensa memoria d'infanzia. L'harem dove la piccola Fatima cresce è molto diverso dai favolosi serragli dei sultani: è piuttosto un'ampia, splendida casa ricca di cortili fioriti e fontane, di stanze ovattate da tendaggi e tappeti, dove convivono le famiglie di due fratelli insieme a molte donne con loro imparentate e ai servitori. Tuttavia, resta un luogo in cui le donne sono sottomesse a precise regole imposte dagli uomini, prima fra tutte quella di non varcare i sacri confini delle mura domestiche. Il contrasto fra tradizione e modernizzazione che sovverte la società marocchina in quegli anni è ben presente nella narrazione di Fatima, dove la vita privata e quella pubblica s'intrecciano costantemente e felicemente: ne è nato un libro seducente e provocatorio, delicato e drammatico al tempo stesso, che fa giustizia degli stereotipi negativi così come delle visioni idealizzanti dell'harem e ci coinvolge in una dimensione affascinante, in cui il desiderio di una piena libertà femminile si mescola all'orgogliosa difesa della propria cultura d'origine.
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Anno edizione:2007
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Fior 07 gennaio 2025Originale
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Simo 04 gennaio 2025Interessante
Molto interessante
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Felix Perrella 22 gennaio 2019
ne è passato di tempo dal romanzo femminista di Fatema Mernissi, autobiografia della sua infanzia alto borghese. La narrazione è simpatica perché è la scrittrice con occhi e modi da bambina a descriverci il secondo Novecento a Fez, Marocco. Belle le scelte dell'autrice sui modelli femminili arabi da raccontare, interessante il focus sull'harem domestico e la vita con la sua famiglia, riportandone i commenti e punti di vista dell'epoca. Bello anche leggere i commenti dei marocchini durante il colonialismo, di cosa pensavano degli stranieri e di come ascoltavano radio e giornali. O almeno ciò che viene filtrato dallo sguardo di una bambina. Un bel libro, che dalla seconda metà diventa ridondante sulla questione femminista, ma ho apprezzato molto la scelta di non tradurre alcune parole comuni ed espressioni arabe per incuriosire il lettore. Infine, penso che sia un libro apripista. Dopo averlo letto, le ricerche vanno approfondite con narrazioni contemporanee, d'attualità per alimentare l'interesse e l'attenzione sul mondo maghrebino. Uno scrittore di talento e stile che corrisponda al sopracitato, è per me tra i vari, Ala al-Aswani, egiziano.
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