Quarto capitolo di una saga urban fantasy che si rivela sempre più strampalata e ben lungi dal’essere avvincente. Come il precedente “Il Bacio del Vampiro”, anche questo (per fortuna) è breve (non arriva neppure a trecento pagine) e dallo stile estremamente semplice, seppure scorrevole. Si ha come l’impressione che la scrittrice, rimasta sola dopo la scomparsa della collaboratrice con cui ha scritto a due mani i primi due libri della saga de “I Vampiri di Savannah”, cerchi idee sempre più assurde e strane pur di portarla avanti. Qui mescola il mito celtico della caccia selvaggia ad una bislacca profezia Maya incentrata sulla comparsa di una cacciatrice di vampiri, fate mutaforma, premonizioni di Sidhe e lupi mannari riguardo una prossima, estrema minaccia per i vampiri e l’umanità tutta, possessioni demoniache e scambi di corpo, portali che si aprono e terremoti magici, il consiglio dei vampiri (tratteggiato caricaturalmente e che tanto sembra essere ripreso pari pari da quello della saga di Damali) e bizzarri demoni-vampiri-mutaforma. Noioso, ripetitivo, esagerato!
