Trittico siciliano. Diritto, religione e sovranità nel Regno di Sicilia in età normanno-sveva
Tra i secoli XII e XIII, il Regnum Siciliae emerse in Europa come istituzione che diede forte coesione politica, sotto l’idea di un potere pubblico unitario, a una vasta area territoriale dotata di una popolazione multietnica e multireligiosa. La Chiesa Romana diede legittimazione religiosa alle imprese militari dei Normanni nell’Italia meridionale e in Sicilia, e alla loro ascesa politica, che culminò con l’istituzione del Regno nel 1130. Nelle rappresentazioni testuali e iconografiche, la sovranità dei re di Sicilia si colloca al crocevia della concezione biblica di regalità e dell’idea di maiestas ereditata dalla tradizione romano-bizantina. Da Ruggero II a Federico II, la legislazione fu primaria ed essenziale espressione della concezione normanno-sveva dei compiti della regalità. In questo quadro si colloca la Legazia apostolica, istituzione che ha caratterizzato la storia delle relazioni tra potere ecclesiastico e potere politico in Sicilia dal secolo XI fino al 1871. Al di sopra dei ricorrenti conflitti tra Regno e Papato, la religione e l’idea dell’alleanza fra trono e altare furono concepite come fondamentali strumenti di governo.
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Anno edizione:2025
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