La cosa che mi ha colpito maggiormente è l’uso del colore, ce ne sono solo due che si alternano in maniera che sembra casuale ma che immergendosi nella lettura ci si rende conto che alla fine sia anche una scelta precisa su cosa si vuole esprimere, anche senza dialogo, l’emozione scatenante che vibra dentro Tillie.
Il tratto è delicato, tondeggiante, che dona però a parer mio un’impressione di movimento continuo anche quando ci dovrebbe essere staticità. Solo il corpo resta immobile, ma dentro di sé c’è un uragano di emozioni e sentimenti che non poteva essere tradotto che con linee frementi.
Per quanto si parli di pattinaggio, l’ho trovata una sorta di mezzo attraverso cui esprimere i turbamenti dell’adolescenza rafforzati poi da decisioni da prendere, da sentimenti che a lungo ha taciuto e racchiuso dentro di sé, esprimere alla fine la propria essenza quella che temi di mostrare perché alla fine sai che c’è sempre qualcuno a giudicarti, a puntarti il dito contro e dirti che così non va bene, che sei sbagliata. Che c’è qualcosa di insano in te.
Per quanto si parli anche di temi forti, non ho sentito pesantezza in quei momenti, ho sofferto e mi sono tormentata assieme a lei mi ha fatto percepire come ci si senta in quell’istante per quanto le persone vivano alcuni avvenimenti in modi differenti. Ma mi sono sentita partecipe, ho quasi sentito le sue urla silenziose o i pianti soffocati in un cuscino. E ho capito quanto possa essere stato difficile per lei dire al mondo “io esisto”.
Tillie non è solo la protagonista di un racconto, è anche la mano con cui viene tracciato. E’ la voce che pronuncia le parole, ma anche colei che le narra. E’ la sua storia e il suo personale modo di volerla cedere a chiunque abbia voglia di leggerla. Uno scambio intimo e intimista, che dovrebbe essere accolta con la mente aperta e le braccia pronte a cingerla in una stretta gentile.
Ringrazio Tillie per avermi permesso di ascoltarla, di vederla, di essere entrata nella mia vita e nel mio cuore.
