Universal Sky

Sax tenore e soprano, hammond, chitarra, batteria: Maxime Bender con il suo quartetto Universal Sky dal Lussemburgo entra a far parte del mondo sonoro CAM JAZZ con un album frizzante, dinamico, variegato e soprattutto intenso. Bender mostra di essere una vera miniera di spunti, di suoni, di idee. Costruisce insieme ai suoi compagni di viaggio con brani nella quasi totalità originali, un tessuto timbrico che da impalpabile, aereo come un’eco (Holocene), arriva alla nitidezza energica delle intermittenze ritmiche e dei contrasti tra sax e trio (Missing Piece). Riesce ad alternare e bilanciare perfettamente obbligati scritti ad arte, corali, ed episodi in cui assoli e improvvisazione diventano il fulcro del brano (Infinity, Glow). Sa imprimere all’andamento dei brani un continuo cambio di registro e di ruoli tra i componenti del gruppo, spalancando finestre ideali sui panorami sonori più diversi, di volta in volta disegnati dal proprio sax, dalla chitarra di Manu Codjia, dall’hammond di Jean-Yves Jung (Fly). Regala piccoli capolavori poetici come Dust Of Light, in cui melodia e armonia sono fuse in una morbida nuvola soffusa di suono dolce e continuo. La coesione del quartetto è totale, Jérôme Klein alla batteria è capace di tessere trame cangianti che esaltano un lavoro d’insieme impeccabile.