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Anno edizione: 2019
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Un romanzo brillante e commovente sulla straordinaria vita quotidiana dei pompieri, eroi operai per cui un giorno senza rischio è un giorno non vissuto.
Al di là del bene e del male davanti al pericolo siamo quello che siamo.
Roberto Franzini sta scontando gli ultimi anni della sua giovinezza in bilico tra autoironia e autocommiserazione nell’umido cuore del Triangolo industriale di Busalla. Pompiere quasi quarantenne, perennemente ironico e dolente, passa le sue serate tra il Circolo Barcollo da Ponassi e il letto di qualche Boccadirosa dei dintorni. L’aspetto stropicciato e l’anima in pezzi dell’eroe riluttante schiavo di troppe debolezze che non sa né affrontare né ammettere, è un Bruce Willis in L’ultimo boyscout. Ma con più capelli. Cresciuto a Sampierdarena tra il cimitero della Castagna e la cittadella di container sotto la Lanterna del porto di Genova all’ombra di un fratello maggiore che ne era il perfetto erede, da bambino Roby era il piccolo di casa, introspettivo e ipersensibile all’affannata ricerca dell’approvazione del padre, leggendario caposquadra eroe del rogo della Iplom dal passato difficile. Ribelle. Contorto. Intransigente. Roberto Franzini è un uomo pieno di fantasmi da scacciare. Suo malgrado, tra un gatto da salvare e una sbronza, goliardie coi colleghi e complicate emergenze cittadine, nel piccolo distaccamento genovese la squadra del turno C si prende cura di lui: il perennemente quasi divorziato Max che lo porta al lavoro puntuale, l’esilarante Soletta che gli dà continue lezioni di libertà, il caposquadra Braga che gli copre le spalle a suon di mugugni. E poi Baldo, il Jack Russell da macerie che lo tiene (quanto può) lontano dalla bottiglia, regalo di Anja, la pompiera più in gamba del Nord Italia che ha un inspiegabile debole per quest’uomo sempre in prima fila nel salvare gli altri, ma tragicamente incapace di salvare se stesso. Nel pericolo siamo quello che siamo. E per affrontarlo Roberto Franzini dovrà fare i conti con la Balena Bianca del suo passato, ritrovare se stesso nel confronto con la lezione più importante della sua famiglia di pompieri: c’è chi esce da Alamo coi piedi davanti. E chi si traveste da messicano. Davanti al fragoroso silenzio di un gigantesco terremoto, Roberto scoprirà la differenza fra vivere e sopravvivere liberandosi di maschere e paure affrontando con coraggio le grandi tragedie che la vita ci impone.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Devo innanzitutto sottolineare che l'autore scrive in modo crudo e rappresenta il clima cameratesco con un linguaggio molto colorito, non credo avrebbe potuto fare altrimenti. Per mia avversione personale ho sopportato meno i lunghi incisi, soprattutto fra parentesi, che sono frequenti all'inizio del libro. Ritengo che scrivere in maniera cruda sia una peculiarità di Cubeddu per rappresentare la vita senza fronzoli. Chi riesce ad andare oltre le parole, scoprirà una riflessione profonda sulla sofferenza che attanaglia tutti, chi più chi meno, e affiora pian piano. Mi è piaciuto molto come l'autore ha intrecciato presente e passato del protagonista con paragrafi separati e ben distinti che si amalgamano in un tutt'uno, come ingredienti ben dosati. Cubeddu ci fa conoscere le cause della sofferenza di Roberto per gradi e così la sofferenza diventa tangibile, fino a capire perché lui è l'uomo in fiamme del titolo. Parlo secondo la mia modesta interpretazione. Roberto è come un uomo che brucia. Chi gli sta intorno non ha i mezzi per spegnere le fiamme che lo avvolgono, si avvicina ma è respinto dal calore. Lui potrebbe rotolarsi per terra, invece sta fermo, anzi s'annaffia con l'alcol perché quelle fiamme sono l'unica cosa che lo fa sentire ancora vivo sebbene voglia farla finita. Tutti i personaggi sono delineati con maestria e apportano un senso profondo alla storia, con punte di amarezza che non si possono ignorare. Roberto seguirà le orme del padre eroe e darà alla sua vita una svolta in linea con l'uomo che è, non posso svelare altro. Per capire, dovete leggerlo.
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