Profonda umanità, impegno civile, passione politica e tanto altro attraversano il bel libro di Luigi Nicolosi: “L’utopia dei piccoli fuochi” che si colloca tra il romanzo storico, il racconto corale e una sorta di autobiografia sentimentale, abbracciando un periodo che va dalla seconda guerra mondiale fino alla fine di questo secolo breve, senza però che i riferimenti storici siano troppo esplicitati ed annunciati; sta al lettore attento dipanare una trama avvolgente, intrisa di riferimenti psicologici. Trovo interessante la parte riguardante la seconda guerra mondiale perché da noi, in Sicilia, non ci sono molte opere che ne parlano: non avendo avuto una Resistenza, come al Nord, l’attenzione al massimo si incentra sullo sbarco degli alleati e su qualche bombardamento, o sui profughi in fuga nelle campagne, quando invece, nel libro in questione, viene riportato un avvenimento tragico che forse segnerà per sempre la vita del protagonista e del suo amico. Lui, il musicista, l’io narrante, racconta di sé e della piccola comunità che vive nella casa dai mattoni rossi costruita dal padre ed abitata da una molteplicità di personaggi e loro amici molto legati fra loro: tra tutti spiccano Bastiano e sua moglie Teresa (questo in realtà non vive nella casa) tanto amico del protagonista da essere chiamato fratuzzu, accomunati entrambi dalla passione politica e dall’amore per la musica; il dottore Neddu, figura etica, che dedica la sua vita a curare gratis soprattutto i pazienti poveri e che si dichiara agnostico malgrado viva la sua vita mettendo in pratica i principi evangelici del Cristianesimo, e poi Prudenza, la rossa, sua moglie, sua madre, Angela, Mariuccia, il signor Pappalardo, Janu il poeta e tanti altri che è quasi impossibile nominarli per esteso. Il tutto è inserito nel contesto della nostra città di Catania, mai nominata esplicitamente, ma riconoscibile da alcuni, inequivocabili particolari buttati qua e là con nonchalance. Il linguaggio è variegato, fortemente e intrinsecamente connotato, ricco di espressioni dialettali che ci riportano ad un uso antico del vernacolo, pieno di rimandi e connessioni di carattere intimo e psicologico, nonché di ragionamenti e riflessioni esistenziali e morali. “Nessun dolore rimane intatto nel tempo. Non esiste essere umano che possieda questo privilegio. Il dolore cambia e ti cambia. Quel tuo essere che il lutto per una scomparsa sembra inesorabilmente avere ucciso rinasce in un altro modo, come se in quel vuoto si riformasse un qualcosa di te che non hai mai conosciuto. Non puoi fermare il respiro. Non puoi negarti alla vita. Ha una forza inesorabile che ti costringe a essere comunque.” L’utopia è quella della vita di ciascuno dei personaggi e, per estensione, di ognuno di noi, visti nell’attitudine di sollevare le proprie, modeste esistenze attraverso l’emissione di questi “piccoli fuochi”, speranze di un riscatto personale, baluginii che si accendono momentaneamente riscaldandoci, dandoci l’illusione di un mondo migliore… Miette Mineo
L' utopia dei piccoli fuochi
Un musicista racconta la vita quotidiana di una piccola comunità di uomini e donne che vivono nella palazzina di mattoni rossi costruita da suo padre. La guerra, un evento drammatico che segnerà per sempre la vita di alcuni protagonisti, la politica, gli amori, la ricerca del successo, i sogni, le cadute... Ogni personaggio, ciascuno con la propria piccola vita, sarà chiamato a interpretare, nell'arco di un cinquantennio, un pezzo della Storia di una Sicilia e di una Italia in trasformazione.
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Anno edizione:2018
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