Il saggio del professor Cacciari era già stato pubblicato nella rivista “Centauro” n. 7 del 1983, e qui nemmeno “ampiamente rivisto” ma accresciuto di illustrazioni, questo si dice in una nota introduttiva di Sara Bignotti della storica Editrice Morcelliana che inaugura una nuova collana di saggi: “Parole dell’Arte”. Questo è il primo: Van Gogh. Per un Autoritratto. E qui tra i moltissimi autoritratti ci si può chiedere: quale? Si intuisce sia quello di copertina: un tragico Van Gogh con colbacco, pipa e un tampone da ospedale sull’orecchio tagliato di netto… Andare subito ai capitoli: Colori e l’Azzurro perché qui sta la realtà esplosiva di Van Gogh. Il suo colore è definito come “tragica letizia”, un ossimoro assolutamente centrato per fissare un argomento tradizionalmente infido per i filosofi. Infatti quando parlano di colori sembrano “dare di matto”, come suggeriva Goethe nella Teoria dei colori (Farbenlehre,1810). Forse per questo a proposito di Van Gogh le considerazioni filosofiche sono andate, come è noto, a “fare le scarpe” al pittore (Heidegger, Derrida e lo stesso Cacciari qui alle pp. 35-55), piuttosto che fissarsi sul tema del colore. Argomento tanto presente in tutta l’arte contemporanea quando Kandinskij e Klee rifondavano nel colore una “pittura assoluta”, quella astratta. Ma già Van Gogh, scorrendo gran parte delle sue Lettere a Theo, dice moltissimo di ciò che sia il colore, che è quello che lui sa fare con il suo colore, vivendolo fino alla fine. Da aggiungere che le Lettere risultano l’opera “teorica” più completa e articolata sul colore della modernità, più di impressionisti, puntinisti…ecc. In una lettera, su di quadro tanto pregnante per lui stesso, il Seminatore, Van Gogh si confronta con quello di Millet con parole che nessuna critica d’arte ha detto: “Son paysan semble peint avec la terre qu’il ensemence” ma il Seminatore di Van Gogh (1888, Otterlo) invece è come stesse camminando sopra un cielo azzurro - questo è il suo colore.
Van Gogh. Per un autoritratto
Un viaggio attraverso l'opera – i simboli, i paesaggi, gli autoritratti, gli oggetti dipinti, i colori – di uno dei pittori più amati, commentata dal filosofo e illustrata con ampio apparato di immagini.
Scrive Cacciari nell'Avvertenza: «Nessuno come Van Gogh ha visto la tragica letizia del colore, l'immortalità della cosa nell'estremo della sua facies patibilis, la sua eternità in uno con la sua natura terrestre. Solo nutrendosi di essa il nostro esserci può credersi indistruttibile».
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Anno edizione:2025
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manlio 14 giugno 2025nulla di nuovo sotto i girasoli
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