In questo testo è narrata la storia di un bambino che diventa progressivamente cieco. Le immagini sbiadiscono e nuovi ostacoli si presentano in un susseguirsi di consapevolezza, amarezza e riorganizzazione dell’esistenza. Da questo punto di vista il resto rappresenta un ottimo esempio di quella che in psicologia viene definita resilienza. Il termine resilienza esprime la capacità dell’individuo di fronteggiare una situazione stressante, acuta o cronica, ripristinando l’equilibrio psico-fisico precedente allo stress e, in certi casi, migliorandolo. In questo caso specifico il miglioramento del riassetto esistenziale e pragmatico è evidente. In tal senso il libro è particolarmente indicato per i soggetti che soffrono di qualche forma di disabilità o anche per i cosiddetti soggetti normali che, assaliti dalle nevrosi e dalle ansie del loro quotidiano, potrebbero prendere spunto per prospettive esistenziali più soddisfacenti. La resilienza apre scenari inaspettati per chiunque crede di essere stato ferito per sempre, dandogli la possibilità di una vita nuova, ricca di soddisfazioni.
Verso la montagna
Le montagne si elevano maestose, con le loro cime aguzze trapassano il cielo e si spingono fin oltre le nubi, e sono la meta del cammino dell'esploratore alla scoperta del mondo e della bellezza della vita. Lo scalatore si arrampica con tutte le sue forze fin sulla vetta e da lì resta in bilico sul limbo, al confine tra finito e infinito. Il titolo di questo romanzo Verso la montagna ci prende per mano e ci guida delicatamente in una sorta di meraviglioso viaggio alla scoperta della bellezza della vita. Le parole, pagina dopo pagina, ci raccontano la storia di chi ha perso la vista, prima da un occhio, e poi da entrambi, ma il miracolo è che al posto del buio dentro di lui è entrata una sorta di luce, con una tale forza che solo allora le cose attorno, le persone e gli eventi si sono svelati sotto un altro aspetto. Una luce che investe e ricopre tutto ciò che ci circonda e che illumina la notte, quel buio che rende cieco chi invece ha il dono fisico della vista, perché per vedere nell'anima delle persone non bastano gli occhi ma ci vuole il cuore. "Chiudere gli occhi per sempre" scrive Alberico Solimes "non significa camminare nel buio, ma procedere nella vita con uno sguardo diverso. L'illuso che pensa di vedere, invece, è più facile che cammini nel buio, inciampando sulle proprie idee e, nonostante tutto, persevera nella sua illusione di vedente. Questi, infatti, è più facile che diventino disabili in Amore".
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Anno edizione:2019
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ANTONIO DI DONATO 07 luglio 2019
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