Tommaso Puzzilli è un giovane che vive nella borgata di Pietralata, fatta di povere baracche di legno e di tanta miseria e disperazione. Utilizzando molte parole ed espressioni tipiche del romanesco, Pasolini ci racconta la vita di questo giovane che, ad un certo punto, cerca di riscattarsi dalla vita di miseria che ha condotto per gran parte della sua esistenza. Ma il destino avverso, purtroppo, non glielo permetterà. Ritratto perfetto della triste condizione delle periferie delle grandi città di un tempo ma, forse, per certi versi ancora attuale
Una vita violenta
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«Il libro non è soltanto frutto di un capriccio di uno scrittore abilissimo, ma è soprattutto un'opera sentita, profondamente soccorsa dall'intelligenza. » L'Europeo - Carlo Bo «Un vero pittore dello squallido paesaggio suburbano, dei cantieri sfortunati e in abbandono, dei fiumiciattoli contaminati dai rifiuti oleosi delle fabbriche. Questi motivi conciliano Pasolini a una calma contemplativa, a un senso di tristezza non più rabbiosa e spasmodica, molto quietamente versata nelle cose. » Il Corriere della Sera - Emilio Cecchi «"Ragazzi di vita" è un'imperterrita dichiarazione d'amore procedente per "frammenti narrativi": all'interno dei quali, peraltro, sono sequenze intonatissime alla più autorevole tradizione narrativa, quanto dire l'ottocentesca. » Letteratura - Gianfranco Contini «La trama di Una vita violenta mi si è fulmineamente delineata una sera del ’53 o ’54... C’era un’aria fradicia e dolente... Camminavo nel fango. E lì, alla fermata dell’autobus che svolta verso Pietralata, ho conosciuto Tommaso. Non si chiamava Tommaso: ma era identico, di faccia, a come poi l’ho dipinto... Come spesso usano fare i giovani romani, prese subito confidenza: e in pochi minuti mi raccontò tutta la sua storia.» (Pier Paolo Pasolini, Le belle bandiere, 1966))
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veronica76 21 luglio 2025La triste realtà delle periferie
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Monica Alonzi 06 marzo 2017
Ogni tanto provo a prenderlo in mano senza che qualche emozione strana mi travolga, ma è tutto inutile. È uno dei libri più apprezzati e c'è qualcuno che ancora si domanda il perché. Mentre veniva evitato dai più Pasolini scriveva Una vita violenta. Chi vive a Roma ha sicuramente presente i luoghi in cui si ambienta. Erano baracche vicino al fiume quelle di Tommaso, uno stile di vita da cui lui voleva allontanarsi, da cui si voleva mettere al riparo, da cui voleva tirar fuori la sua famiglia. Sono gli anni della INA-Casa, dell'edilizia popolare, che Tommaso apprezza tanto, ma purtroppo per poco tempo. Non vi riporto nessuna citazione del libro, ma solo una frase di Pasolini: «La trama di Una vita violenta mi si è fulmineamente delineata una sera del ’53 o ’54... C’era un’aria fradicia e dolente... Camminavo nel fango. E lì, alla fermata dell’autobus che svolta verso Pietralata, ho conosciuto Tommaso. Non si chiamava Tommaso: ma era identico, di faccia, a come poi l’ho dipinto... Come spesso usano fare i giovani romani, prese subito confidenza: e, in pochi minuti mi raccontò tutta la sua storia.»
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Stefano Vaglio Laurin 23 febbraio 2016
Pier Paolo Pasolini accende i riflettori sul disagio della borgata romana e cosi' facendo illumina il lettore sulle condizioni sociali dii migliaia di persone che affollano la periferia italiana. Periferia intesa non in senso toponomastico ma sociologicamente vista come quella fetta di popolazione che conduce una vita estrema economicamente, culturalmente e di mancata partecipazione nell'ambito della propria citta' e della societa' stessa. Tommaso, Lello, Zucabbo esistono. Eccome se esistono : sono a noi vicini, ovunque in Italia. A Pasolini riconosco una sensibilita' sopra le righe nel percepire e descrivere sentimenti, stati d'animo, ambizioni negate, sogni e passioni di coloro che nel loro intimo sanno di essere nati perdenti, sentendosi piu' vittime di situazioni ambientali, circostanze e contingenze negative che carnefici del proprio destino. Insomma, se proprio li si volesse condannare per la condotta disordinata, lo si faccia concedendo loro tutte le attenuanti del caso.Comprensibile la volonta' di Pasolini di calarsi totalmente nel ruolo dei protagonisti, infarcendo il testo con espressioni in stretto dialetto capitolino, costringendo pero' i lettori dotati di minor capacita' interpretativa a consultare il glossarietto "romanesco-italiano" che con preveggenza l'Autore ha realizzato e posizionato in fondo al volume. La trama potrebbe essere piatto succulento per una sceneggiatura di film dal sapore neorealista, un assaggio di quel mondo a cui Pasolini cerco' di avvicinarsi odorandone il profumo dissacratore ma che si rivelo' per lui un piatto mortale.
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