Vito Donato Addabbo

Con le narrazioni trapelate dalle sue lettere non solo ci mostra il suo lavoro, le conoscenze, la bellezza dei luoghi visitati, ma anche i sentimenti più intimi. Riesce a spiegare i comportamenti sociali di quegli anni e la mentalità che caratterizzava le relazioni umane in quel periodo storico. Abbandonato il suo paese d’origine, superati i duri corsi militari, ha finalmente ha avuto la soddisfazione di rivestire il ruolo di sottufficiale dei Carabinieri, di far parte di Servizi Speciali, di conoscere tante alte personalità. Anche se ha girato il mondo, il suo cuore è rimasto legato ad Avetrana. Ma la guerra lo ha condotto in Albania e gli ha fatto assaporare gli scontri con i Greci. È sopravvissuto nutrendosi del desiderio di tornare in Italia, di riabbracciare la moglie e la bambina, di conoscere la seconda figlia mai vista, di tornare a salutare il padre anziano e portare un fiore sulla tomba della madre morta lontana da lui. Dopo l’armistizio era finalmente giunto il giorno del rimpatrio, ma il destino ha voluto che prima di sbarcare gli aerei tedeschi bombardassero la nave che lo trasportava. Moriva a 31 anni sulla costa pugliese a pochi chilometri da casa.