Quando Mark Murphy è venuto a mancare, nell’ottobre del 2015, i necrologi l’hanno definito uno degli ultimi del suo genere. Murphy, dicevano, incarnava lo spirito bohémien del dopoguerra, della generazione di “Sulla strada” di Kerouac, che aveva lottato contro una vita precostituita e agiata di torpore consumista. Con oltre 40 album a suo nome e numerose collaborazioni all’attivo, Murphy aveva resistito all’ortodossia. Si sarebbe potuto costruire una carriera di successo rimanendo un Crooner alla Mel Tormé o Jack Jones, ma aveva deciso di imboccare la via del Vocal jazz. Esperto improvvisatore, non ha mai cantato un brano due volte allo stesso modo, ed è questa sua capacità che ritroviamo nello storico concerto al Keystone Korner, con Paul Potyan al piano, Peter Barshay al contrabbasso, Jack Gobbetti alla batteria e Babatunde Lea alle percussioni. Le tracce accostano titoli notoriamente molto amati dal vocalist ad alcune sorprese, e la voce di Murphy percorre la scaletta alternando potenza e delicatezza.
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Numero supporti:1
Disco 1
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