In un futuro non meglio precisato, tutto il mondo conosciuto sarà unito sotto la bandiera dell’Abistan, sorta di regime confessionale e totalitario basato sulla fede in un dio unico e nel suo profeta. Esso garantisce la pace perpetua attraverso un controllo capillare delle vite individuali, le quali sono come immerse in una realtà senza tempo. Unica data impressa nella memoria di molti è il 2084: come mai? Quale dimenticato evento ha fatto sì che questo numero non venisse dimenticato? Un uomo giungerà casualmente a conoscere quello che non avrebbe dovuto. Potrebbe mettere a rischio l’equilibrio dell’umanità. Riscrittura del classico di George Orwell in chiave attuale, ad opera di uno scrittore algerino da sempre sul filo del rasoio per la sua guerra intellettuale contro il fondamentalismo religioso. La metafora è lapalissiana: il mondo distopico di ‘2084’ è l’utopia dell’Islam radicale. Non solo quello dell’ISIS, in verità; ma anche quello dell’Arabia Saudita. Un mondo così intriso di religione da far coincidere la ‘comunità dei credenti’ con l’umanità intera senza concedere spazio alcuno alla libertà. Immagini, queste, destinate solo a far paura perché generate da chi ha a sua volta paura. Siamo lontani dal modello di Orwell, che dipinse la sua allegoria dell’Unione sovietica privilegiando la riflessione sul sensazionalismo. Al di là di queste considerazioni, il romanzo colpisce forse all’inizio, destando stupore e curiosità. Si infiacchisce poco a poco fino a cadere in qualche soluzione poco convincente. Non si riesce a uscire dall’impressione di avere a che fare con un clone di ‘1984’. Interessante comunque l’esperimento di una fantascienza ‘araba’ (il romanzo è comunque scritto in francese) a dimostrazione della vitalità attuale di quelle letterature.
2084. La fine del mondo
Nell'Abistan - un impero così vasto da coprire buona parte del mondo - 2084 è una data presente ovunque, stampata nel cervello di ognuno, pronunciata in ogni discorso, impressa sui cartelli commemorativi affissi accanto alle vestigia dello Shar, la Grande Guerra santa contro i makuf, i propagandisti della "Grande Miscredenza". Nessuno sa a che cosa corrisponda quella data. Qualcuno dice che ha a che fare con l'inizio del conflitto, altri con un suo episodio. Altri ancora che riguardi l'anno di nascita di Abi, il Delegato di Yölah, oppure il giorno in cui Abi fu illuminato dalla luce divina. In ogni caso, è da allora che il paese, che era detto semplicemente il "paese dei credenti", fu chiamato Abistan, il mondo in cui ci si sottomette gioiosamente alla volontà di Yölah e del suo rappresentante in terra, il profeta Abi. La Grande Guerra santa è stata lunga e terribile, tuttavia l'armonia più totale regna ora nelle terre dell'Abistan. Nessuno dubita delle autorità, cosi come nessuno dubita che Yölah abbia offerto ad Abi di imprimere un nuovo inizio alla storia dell'umanità. L'abilang, una nuova lingua, ha soppiantato tutte le lingue precedenti, considerate stolti idiomi di non-credenti. Le date, il calendario, l'intera storia passata dell'umanità non hanno ormai più alcuna importanza e senso nella Nuova Era, e tutto è nella mano di Yölah. Agli uomini non resta che "morire per vivere felici", come recita il motto dell'esercito abistano...
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Anno edizione:2016
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