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Dopo aver scoperto Pierre Lemaitre con "Ci rivediamo lassù", un bellissimo romanzo storico che - giustamente - nel 2013 ha vinto il Prix Goncourt, sto leggendo tutte le sue opere in ordine inverso rispetto alla pubblicazione. "Alex", "Lavoro a mano armata", "L'abito da sposo" sono tutti noir (o thriller) incredibilmente agghiaccianti, diversamente geniali, decisamente avvincenti, ugualmente ben scritti. "L'abito da sposo", poi, è il migliore di tutti: quando cominci a leggerlo, ti trovi spiazzato, perché non capisci, e non puoi che proseguire; quando finisci la prima parte e cominci la seconda, inizi a capire, ma non puoi che proseguire, perché vuoi sapere come andrà a finire; e lo stesso accade con la terza parte e poi con la quarta! Un thriller assolutamente grandioso, in cui non manca una giusta dose di ironia e un invito a riflettere su cosa sia la giustizia.
Nessuno come Lemaitre riesce ad ideare delle trame che riescano ad essere così avvincenti ed imprevedibili, senza scadere mai nella banalità e senza giungere ad epiloghi scontati. Un alternarsi di capovolgimenti di fronte tra vittima e carnefice, spinti dal vento di una sconsiderata vendetta che conduce fino ai limiti della follia umana. Un thiller davvero magistrale, una partita a scacchi nella psiche di due personaggi, i cui destini sembrano irrimediabilmente intrecciati. Lemaitre non delude mai.
"L'abito da sposa" è un libro che ha tutto per conquistarvi: scrittura fluida, trama ben congegnata, intrigante il gioco caccia/preda tra i due protagonisti e gli acuti approfondimenti psicologici, i personaggi delineati talmente bene che degli ambienti poco importa e poco si nota. Ci sono molte similitudini tra la protagonista e altre figure femminili descritte da Lemaitre, solitamente ambigue e immerse in situazioni estreme, tra malvagità e ingiustizia. Piace il fatto che entrambi i protagonisti siano intelligenti, perché è proprio sull'intelligenza, sull'intuizione e sulla furbizia che si gioca.
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