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Anno edizione: 2020
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Due ragazze sono in viaggio da Mostar verso Vienna, ciò potrebbe sembrare un tranquillo viaggio tra amiche se non fosse che sono 12 anni che le ragazze non si vedono, da quando Sara la lasciato la Bosnia, si è trasferita a Dublino e cerca di costruirsi una vita il più possibile "europea", lontana da tutto ciò che si è lasciata alle spalle; mentre Lejla, l'amica di sempre, è rimasta in Bosnia ferita a morte per aver perso la propria identità (faceva parte della componente mussulmana della popolazione bosniaca) e il suo affetto più caro, il fratello Armin misteriosamente sparito nel tumulto degli anni più duri. Le due ragazze sembrano vivere in due mondi distanti, ma basterà una telefonata per cambiare tutto, con poche parole Lejla rimetterà in moto antichi meccanismi e tirando fili invisibili attirerà a sé l'amica di un tempo, perché Armin è vivo, si trova a Vienna, e tocca a loro raggiungerlo per riportarlo a casa. Durante la lettura mi sono chiesta verso cosa per davvero stiano correndo le protagoniste, e quale sia il vero scopo del viaggio. La risposta che mi sono data è: verso l'identità e mosse dalla nostalgia. La questione dell'identità è infatti centrale nella vita di entrambe le ragazze, nel caso di Lejla ci troviamo di fronte a un'identità "mutilata" e al dramma di una popolazione intera. Per quanto riguarda Sara abbiamo invece a che fare con la perdita dell'identità e il tentativo di riprendere contatto con le proprie radici trascurate, il dramma di Sara è per questo molto più personale, riguarda la sensazione di essere stranieri nel proprio paese di origine, aver dimenticato come funziona, e non comprenderlo più, fino a sentirsi inadeguata e non riuscire per questo a far convivere pacificamente le due identità, quella con cui è nata e quella che si è dovuta cucire addosso. Entrambe le ragazze sono alla ricerca di qualcosa, probabilmente della loro identità, ma una volta inseguito il coniglio fino a Vienna, troveranno ciò di cui hanno davvero bisogno?
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