L'opera di Alik Cavaliere, ripensata oggi in tutta la sua complessità, ci appare come una meditazione sulla natura e sulle cose tra le più vaste della scultura del dopoguerra. Nella sua ricerca Alik ha considerato l'uomo, avvicinandosi a una filosofia che potremmo definire esistenziale; ha osservato la natura nel suo slancio vitale, nella sua vulnerabilità, nelle sue metamorfosi; ha riflettuto sul rapporto fra l'arte e la memoria, il cosmo e il caos, la verità e l'artificio. Se più di un artista si è definito "pictor-philosophus", Alik ha incarnato la figura, più rara, dello "sculptor-philosophus", tra i più profondi e insieme lievi e ironici della sua generazione. Pochi artisti, come lui, hanno allargato lo sguardo su tanti temi. E il dato è ancora più singolare se pensiamo che il suo lavoro non si traduce mai in un contenutismo letterario, in un concettualismo disinteressato all'esecuzione dell'opera, ma coltiva un'attenzione ostinata alla concretezza della scultura e alla suggestione dei vari materiali. Il catalogo delle opere, suddivise per lustri, è introdotto da un saggio critico di Elena Pontiggia, ed è completato da dettagliati apparati biobibliografici.
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Anno edizione:2012
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