La premessa è semplice: se gli oggetti non vengono nominati, la loro materia decade e perde forma. Amatka è una storia appassionante, ti tiene nascosto tutto finché non te lo svela in modo inatteso, ma soprattutto è una riflessione geniale su come la realtà sia plasmata dal racconto della realtà stessa. In Amatka la forza delle parole si fa materia e dà forma al mondo, ed è la stessa sensazione che si prova leggendolo, quella di imbattersi in qualcosa di profondamente "vero". L'ho amato moltissimo
Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza
«Il mio libro preferito degli ultimi anni, un classico istantaneo.» – Jeff VanderMeer
«Un romanzo indimenticabile […] in egual misura Le Guin, Kafka e Borges.» – The Guardian
Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Michela 15 novembre 2021Una premessa geniale
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orabarbara 12 ottobre 2021Amatka
Siamo in un mondo nuovo, ci sono delle colonie popolate da esseri umani come noi che perlopiù non hanno ricordo o conoscenza del mondo com'era. In questo mondo vigono delle regole ferree, c'è un comitato che controlla e decide tutto, la vita delle persone è scandita dal lavoro che viene loro assegnato, dal cibo sempre uguale che mangiano e da momenti comuni di ricreazione collettiva. Le cose, tutti i pochi oggetti che popolano le loro vite devono essere continuamente nominate altrimenti decadono, la materia si scompone in una poltiglia tossica. Ma c'è qualcuno che ricorda, qualcun'altro che osserva i dettami del comitato ma cerca anche di rimanere oggettivo e osservare meglio, indagare. Insomma c'è una natura umana che non si rassegna a sopravvivere ma aspira a qualcosa che non sa nominare, ma c'è, esiste e cova e tesse la sua rete proprio sotto la colonia di Amatka. Il finale è stupefacente, in questo grigiore ferroso (così è stata la mia sensazione), appare un'entità superiore che si manifesta senza esserci. Stavolta Dio o la grande anima del tutto è femmina ed era una poetessa e chiede, darai te stessa al mondo?
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