Il romanzo inizia con un viaggio nel tempo che ci trasporta in un’epoca di incontaminata e rigogliosa vegetazione, dove la ricchezza del palazzo reale contrasta nettamente con la povertà estrema di capanne e fango. La società è rigidamente strutturata e dominata dalle superstizioni, con Merlino che, seppur ridicolizzato dal protagonista, mantiene il ruolo di figura di potere. Il protagonista, grazie a una serie di espedienti, riesce a sottrarre a Merlino il suo status di “mago”, sfruttando eventi come un’eclissi o la riattivazione di un pozzo per conquistare la fiducia del popolo e introdurre le innovazioni del suo secolo. Tuttavia, la narrazione salta rapidamente da questi primi trionfi alla comparsa improvvisa di tecnologie avanzate come la corrente elettrica, il telefono, le mine e persino un sistema di scrittura, senza spiegare adeguatamente come tutto ciò sia stato realizzato in un’epoca tanto arretrata. Il romanzo dà quasi per scontato che un uomo solo, per quanto geniale, possa portare un intero Medioevo alla modernità senza difficoltà né opposizioni strutturali. Sorvolando su queste semplificazioni, il libro resta godibile e capace di restituire immagini vivide di un’epoca remota. Particolarmente interessante il capitolo sul vaiolo, che riesce a trasmettere tutta la drammaticità della malattia in un contesto privo di conoscenze mediche adeguate. Purtroppo, il finale risulta meno curato: gli ultimi capitoli sembrano scritti in fretta, la morte di re Artù è trattata con troppa leggerezza, e il ritorno del protagonista nel suo secolo avviene senza una vera spiegazione, rendendo il viaggio nel tempo quasi fine a se stesso. Forse Twain vuole suggerire che il progresso, anziché migliorare il passato, ha portato solo tragedia e morte? O che la Chiesa, con il suo dominio sulle masse, sia un’illusione invivibile? Il romanzo lascia spazio a queste riflessioni senza dare risposte definitive, lasciando al lettore il compito di trarre le proprie conclusioni.
Un americano alla corte di re Artù
Un americano alla corte di re Artù racconta la storia di Hank Morgan il più yankee degli yankees: nato ad Hartford, nello Stato del Connecticut il quale si ritrova inspiegabilmente catapultato nella mitica Camelot, sotto il regno del leggendario re britannico Artù. Hank, uomo dotato di grande abilità manuale e buone conoscenze scientifiche, spirito libero e anticlericale, non prova alcuna soggezione al cospetto di dame e cavalieri, mitici eroi e fate crudeli. Infatti per lui Lancillotto, Morgana o Sagramor non sono che ridicoli cialtroni che si fanno strada a forza di menzogne e pregiudizi immotivati, e per quanto Hank possa provare una certa stima per il re, di certo si fa beffe del suo presunto diritto divino a governare. Tra peripezie e avventure di ogni tipo, il nostro simpatico americano riesce abilmente a farsi largo nellarcaica società di Camelot scalzando il povero Merlino e creandosi la fama di mago potentissimo prevedendo eclissi, costruendo linee telegrafiche e applicando la tecnologia del XIX secolo al VI secolo. Mark Twain (1835-1910) è stato uno fra gli scrittori più celebri e amati della letteratura americana a cavallo fra Otto e Novecento. I suoi romanzi per ragazzi, Le avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn, hanno formato intere generazioni, ma Twain fu anche un fine umorista e un severo e irriverente critico delle vanità e ipocrisie della società del suo tempo, aveva una grande passione per la scienza e una beffarda ironia verso le religioni. Anticipò il genere fanta-storico (con Il principe e il povero e Un americano alla corte di Re Artù), e per linfluenza che avrà sui temi e il linguaggio della letteratura americana successiva sarà definito da Faulkner il «primo vero scrittore americano». Quando mi riebbi, ero seduto sullerba sotto a una quercia, davanti ai miei occhi un vasto panorama di campagna, splendido e tutto per me o quasi. Non era proprio così, infatti cera un tale a cavallo che mi guardava dallalto in basso un tale che pareva appena uscito da un libro di illustrazioni. Indossava unarmatura di ferro antica che lo copriva da capo a piedi, e in testa aveva un elmo a forma di barile con le fenditure per gli occhi; e portava uno scudo, e una spada, e una lancia di lunghezza prodigiosa; e per giunta il cavallo portava unarmatura, oltre a un corno dacciaio che gli spuntava dalla testa e magnifiche bardature di seta verde e rossa appese tutto intorno come una trapunta che quasi toccavano terra. «Messere, volete giostrare?»
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Marghe 24 marzo 2025Un nì
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LUANA CIULLO 30 novembre 2017
Mi mantengo su un giudizio medio. Insomma, non è che il libro non mi sia piaciuto, anzi..è ironico (con attacchi poco velati alle caste e alla chiesa), surreale.. Non è come me lo aspettavo quando l'ho messo in lista di letture, forse per questo non faccio i salti di gioia. Non so come, riesco a dire che il libro mi è piaciuto quando il protagonista l'ho trovato antipatico e arrogante per più della metà del tempo. Civilizzare l'Inghilterra di Artù come una nazione del XIX secolo? Ma andiamo XD Certo, molta dell'ironia nasce proprio dalle conoscenze scientifiche di Hank paragonate a quelle degli altri uomini ricchi di superstizione, ma comunque l'ho trovato arrogante: un conto è usare la tua conoscenza per riparare pozzi, un altro è portare telegrafi e biciclette con secoli di anticipo, dai XD Immaginate la carica di cavalieri di Camelot in tutto il suo splendore pronta ad accorrere in soccorso del Re..arrivare in sella alle biciclette, da brividi XD Per non parlare dei cavalieri erranti trasformati in uomini-cartellone pubblicitario Alla fin fine comunque Merlino non era poi solo un ciarlatano eh!
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