Privato della possibilità di immaginare il suo futuro prossimo e del senso di appartenenza al gruppo sociale, il comune cittadino, senza più riferimenti, impegnato in una lotta solitaria per una sopravvivenza dignitosa, si trasforma in facile preda del potere attraverso la manipolazione dell’informazione e la rappresentazione di una realtà spacciata per “obiettiva” e inconfutabile. Persino la storia può essere riscritta e i carnefici possono diventare le vittime. Impoveriti nell'attitudine al pensiero critico e ricattati dal sistema economico globale, non ci sentiamo più parte attiva della comunità e ci riduciamo ad essere semplici “individui”, ormai indifferenti ai drammi e ai conflitti che ci circondano. Il nostro silenzio, però, è un tacito consenso. Il caso della Palestina è emblematico. La storia del dramma di quella terra è stata negata e stravolta. Da decenni, abdicando al suo ruolo, la cosiddetta “comunità internazionale” si è resa complice, se non parte attiva, dei crimini commessi. Chi ne ha riscritto la storia? E chi sono i complici?
Anche se noi ci crediamo assolti... La manipolazione del consenso (e persino del... dissenso) che ci rende complici dell'oppressore. Il caso Palestina
Com'è potuto accadere che tanta indifferenza, tanto silenzio, tanta volontaria o inconsapevole "ignoranza" abbiano pervaso la società da quando, negli anni '60 e '70, si radunavano folle di persone indignate per manifestare contro i crimini commessi in Vietnam, in Sud America, nei campi profughi palestinesi o contro il licenziamento di alcuni operai in Fiat? Di quali subdole armi ha potuto disporre il potere per stendere una spessa coltre sulla sensibilità e sulla capacità reattiva delle coscienze?
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Anno edizione:2014
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