Aprire il fuoco - Luciano Bianciardi - copertina
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Letteratura: Italia
Aprire il fuoco
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Descrizione


Se ogni scrittore ha un proprio tramonto, «Aprire il fuoco» è il tramonto di Bianciardi, l'ultima lettera di un sinistrato politico, spiaggiato e in esilio. Lo vediamo mentre perlustra la campagna con un binocolo, abbassa le tapparelle, si versa un bicchierino di grappa. Sa di essere clinicamente morto, ora che è morta ogni insurrezione: primo o poi l'oppressore, e i tanti aguzzini che non hanno mai smesso di tormentarlo, arriveranno a prenderlo. Nell'attesa non gli resta che fumare una sigaretta, e rievocare la fine dell'inverno di dieci anni prima, il 1959, le sue gloriose cinque giornate, anche se la rivoluzione è ormai soltanto la memoria confusa di altri fallimenti: le discussioni al Giamaica con gli amici, Giorgio Gaber e Jannacci, la cameretta di Porta Tosa, le barricate a San Damiano. C'è appena il tempo per un ultimo appello, per dire il poco che ha imparato dalla sua vita agra: che fare all'amore non è vergogna. Vergogna è uccidere, morire di fame, chiudere la gente in prigione o al manicomio, giudicare. E non serve stampare i libri che nessuno legge, né costringere i giovani nelle scuole, né occupare le università. Bisogna occupare le banche, le vere cattedrali del nostro tempo. E poi spegnere la televisione. E alla fine lasciare tutto nel disordine. La valigia è pronta, così piena di carte, della sua alienazione quotidiana, di tutta la nausea che lo ha avvelenato per l'imbischerimento del mondo. Ma sulle spalle ha ancora il suo vecchio Mauser, ed è pronto a fare fuoco. Introduzione di Oreste Del Buono. Postfazione di Michele Cecchini.

Dettagli

7 ottobre 2022
256 p., Brossura
9788833894065

Conosci l'autore

Foto di Luciano Bianciardi

Luciano Bianciardi

1922, Grosseto

Luciano Bianciardi è stato un giornalista, traduttore e scrittore italiano. Laureato in filosofia, professore di liceo e direttore della Biblioteca Chelliana di Grosseto, colto, preparato, attento, Bianciardi si fece a lungo parte attiva di una condivisione culturale collettiva. Nel suo periodo professionale di bibliotecario a Grosseto, la sua città natale, si fece promotore della divulgazione territoriale: con il suo Bibliobus girò la bassa Maremma e arrivò anche nel piccolo paese di Ribolla. Ribolla, un nome che significa già tutto. Un angolo molto caldo della Toscana, sotto tanti punti di vista. Una collettività che sopravviveva grazie alla vita di miniera, una vita agra, se volessimo anticipare il titolo di quello che sarà il suo romanzo...

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