Ho letto L'assaggiatrice dopo aver letto Il conto delle minne che considero di gran lunga superiore. All'inizio promette bene, fino a quando Ancilluzza decide di aprire la sua putia di prodotti tipici: da questo punto in poi il racconto si trasforma da esempio di emancipazione femminile a mero racconto sessuale, ricco di esperienze che ormai non sono più così originali (come l'esperienza con un'altra donna). Il racconto è di circa 150 pagine, ma le ho lette per inerzia. Non lo consiglio
L' assaggiatrice
Gaetano, il marito, sparisce all'improvviso. Anciluzza, la moglie, resta a Tummìna con due picciridde a carico. Da matura casalinga laureata, Anciluzza si fa commerciante suo malgrado, e per guadagnarsi la vita apre una putìa di prodotti tipici siciliani. Nel retrobottega la donna cuoce zuppa di pesce, impasta cassatelle di ricotta, addensa biancomangiare alle mandorle, frigge melanzane per la caponata, conza cubetti di zucca in agrodolce, e ama. Senza risparmio. La putìa di Anciluzza accoglie corpi e li sfama, in ogni senso. Così, davanti e dietro al suo bancone, l'appassionata commerciante troverà il gusto dell'amore gioioso e fugace, e quello della carne morbida e felice di sé.
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Anno edizione:2018
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