Recensioni La babilonese

La babilonese di Antonella Cilento

Ninive, VI secolo a.C.: la vita di Libbali, sposa del dio-re Assurbanipal, scorre immutabile finché alla ziggurat reale non arriva un giovane prigioniero ebreo dagli occhi color lapislazzulo. Tra Avhiram e Libbali nasce una passione travolgente, destinata a essere scoperta con tragiche conseguenze: nel giorno in cui Avhiram viene giustiziato e le figlie della regina pagano con la vita la colpa della madre, Libbali scampa alla morte grazie a una bambina che porta fra le mani una lucerna e la trascina con sé in una fuga nel tempo senza fine. Londra, 1848: l'archeologo Henry Layard, scopritore delle città assire, è perseguitato dalla visione di una donna accompagnata da una bambina che porta una lucerna. Napoli, 1655: mentre la peste infuria il pittore Aniello Falcone incontra la maga Albalì e la sua sfuggente figlia. Nel 1683, l'erudito Sebastiano Resta rinviene un disegno di Falcone che allude a una madonna o a una maga. Ed è il 1881 quando Filomena Argento, ultima di una dinastia di setaioli, eredita quel disegno e incontra Madame Ballu, negromante, e sua figlia... Infine, nella Napoli di oggi una coppia fronteggia il fallimento di un progetto imprenditoriale: anche il loro destino sarà segnato dall'incontro con una giovane e luminosa ragazzina. “Un trauma costruisce un inceppo della memoria: finché non è superato ce lo racconteremo, in attesa che le parole lo esauriscano”. In questo vertiginoso romanzo di romanzi ciascun personaggio ha un immenso dolore e un amore ardente da attraversare, e dunque da narrare.

Proposto da Sandra Petrignani al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Siamo nel 653 a.C., poi nel 1848, e ancora nel 1656. Non solo, sono passati quasi trent’anni ed eccoci nel 1683. Poi si torna all’800 e infine siamo nel nostro secolo. Stavolta Cilento passa con disinvoltura da un secolo all’altro, con consueta competenza storica, intrecciando storie e personaggi legati da quel filo segreto che alcuni chiamano mito, altri archetipo, altri semplicemente sogno. È partita da un’immagine – dichiara l’autrice – una bambina che porta una lucerna, una bambina salvifica piccola strega o maga, bambina fatata fermata nell’immaginazione pittorica e nelle leggende. Potete interpretarla come volete. A me piace leggervi una grande metafora della letteratura col suo valore salvifico per chi scrive e per chi legge. Anche perché Antonella Cilento è una narratrice che con ostinazione e originalità continua a combattere per un’idea di romanzo insensibile al facile e all’ovvio. Per questo non è semplice riassumere La babilonese e oltretutto non renderebbe giustizia al libro soffermarsi sugli intrecci della ricchissima trama. È un racconto denso di misteri e di indovinelli che cita la scrittura cuneiforme come i fumetti. È un invito a compiere un percorso, antico come l’arte e nuovissimo come un videogioco, guidati dalla vena serissima e insieme giocosa di questa sempre sorprendente scrittrice napoletana.»

)
3,5/5
5
4
(0)
3
(0)
2
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.