La trama, molto semplice e non approfondita, funge solo da debolissimo collegamento tra le varie epoche storiche presentate, che quasi sembrano racconti indipendenti gli uni dagli altri. Scrittura non sempre scorrevole, parte centrale comprensibile solo a chi è pratico di Napoletano. Lettura noiosa. Unica nota positiva, il capitolo su Filomena, donna vera nelle emozioni e nella indisposizione nei confronti della vita, che nulla le ha donato, non giustificata ma compresa nel suo modo di vivere
La babilonese
Libro presentato da Sandra Petrignani nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025.
Dalla scrittura cuneiforme alla memoria dei computer, da una favolosa città antica alla Londra vittoriana fino a Napoli, che – come scrisse Malaparte – somiglierebbe a Ninive se non fosse stata distrutta, La babilonese ci interpella: può la fiamma della vendetta sopravvivere a chi la cerca e restare sempre viva, come quella della passione? Non sarà, invece, che la memoria della vita è destinata a perdersi come i segni cuneiformi sulle tavolette d'argilla, come la capa di mummia che Filomena Argento conserva, come la memoria danneggiata degli hard disk?
«Ha una lanterna fra le mani. La luce ondeggia facendo scintillare i suoi capelli biondi. "Seguimi," bisbiglia. E insieme scompaiono oltre la linea del fuoco.»
Ninive, VI secolo a.C.: la vita di Libbali, sposa del dio-re Assurbanipal, scorre immutabile finché alla ziggurat reale non arriva un giovane prigioniero ebreo dagli occhi color lapislazzulo. Tra Avhiram e Libbali nasce una passione travolgente, destinata a essere scoperta con tragiche conseguenze: nel giorno in cui Avhiram viene giustiziato e le figlie della regina pagano con la vita la colpa della madre, Libbali scampa alla morte grazie a una bambina che porta fra le mani una lucerna e la trascina con sé in una fuga nel tempo senza fine. Londra, 1848: l'archeologo Henry Layard, scopritore delle città assire, è perseguitato dalla visione di una donna accompagnata da una bambina che porta una lucerna. Napoli, 1655: mentre la peste infuria il pittore Aniello Falcone incontra la maga Albalì e la sua sfuggente figlia. Nel 1683, l'erudito Sebastiano Resta rinviene un disegno di Falcone che allude a una madonna o a una maga. Ed è il 1881 quando Filomena Argento, ultima di una dinastia di setaioli, eredita quel disegno e incontra Madame Ballu, negromante, e sua figlia... Infine, nella Napoli di oggi una coppia fronteggia il fallimento di un progetto imprenditoriale: anche il loro destino sarà segnato dall'incontro con una giovane e luminosa ragazzina. “Un trauma costruisce un inceppo della memoria: finché non è superato ce lo racconteremo, in attesa che le parole lo esauriscano”. In questo vertiginoso romanzo di romanzi ciascun personaggio ha un immenso dolore e un amore ardente da attraversare, e dunque da narrare.
Proposto da Sandra Petrignani al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Siamo nel 653 a.C., poi nel 1848, e ancora nel 1656. Non solo, sono passati quasi trent’anni ed eccoci nel 1683. Poi si torna all’800 e infine siamo nel nostro secolo. Stavolta Cilento passa con disinvoltura da un secolo all’altro, con consueta competenza storica, intrecciando storie e personaggi legati da quel filo segreto che alcuni chiamano mito, altri archetipo, altri semplicemente sogno. È partita da un’immagine – dichiara l’autrice – una bambina che porta una lucerna, una bambina salvifica piccola strega o maga, bambina fatata fermata nell’immaginazione pittorica e nelle leggende. Potete interpretarla come volete. A me piace leggervi una grande metafora della letteratura col suo valore salvifico per chi scrive e per chi legge. Anche perché Antonella Cilento è una narratrice che con ostinazione e originalità continua a combattere per un’idea di romanzo insensibile al facile e all’ovvio. Per questo non è semplice riassumere La babilonese e oltretutto non renderebbe giustizia al libro soffermarsi sugli intrecci della ricchissima trama. È un racconto denso di misteri e di indovinelli che cita la scrittura cuneiforme come i fumetti. È un invito a compiere un percorso, antico come l’arte e nuovissimo come un videogioco, guidati dalla vena serissima e insieme giocosa di questa sempre sorprendente scrittrice napoletana.»
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ale 03 agosto 2025Disordinato
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puffettacicciottella 07 aprile 2025un piccolo capolavoro pieno di tesori nascosti
Un piccolo capolavoro non facilissimo da affrontare ma che ripaga il lettore con parti coltissime che si alternano a momenti comici ed a momenti estremamente drammatici. L'uso del salto temporale, dell'anacronismo per sottolineare la tragedia o la comica del momento (quando Libbali accoltella l'assassino delle figlie, l'autrice interviene a distanza di 2500 anni come commentatrice: "uccidere non è facile: le storie [...] i film lo fanno sembrare facile"). Le citazioni nascoste e non accessibili immediatamente a tutti: l'ancella Naqi'a che porta il nome della prima moglie di Senncherib, la nonna di Assurbanipal, nonché protagonista di un bel romanzo storico degli anni '80 - '90. E la seconda, quando il leone che confessa di essere stato "il vitello di un generale". Il termine "vitello", nell'ambientazione seicentesca, mi ha subito riportato alla memoria il Simplicissimus e difatti, il leone si chiama Hans Jacob Christoffel von Grimmelshausen, si scopre poco dopo. In definitiva, un libro davvero bello, piacevole, da leggere d'un fiato e poi rileggere centellinandolo.
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