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Recensioni Babilonia

Babilonia di Yasmina Reza
Recensioni: 4/5
Torna l'autrice de Il dio del massacro - da cui Carnage di Roman Polanski - con una feroce variazione sulla solitudine, la vita di coppia, l'abbandono.

«Se dovessi isolare una sola immagine tra tutte quelle che mi sopravvivono in testa, sarebbe quella di Jean-Lino seduto quasi al buio sulla sedia marocchina, con le braccia inchiodate ai braccioli in mezzo a un ingombro di sedie che non aveva più ragione d'essere. Jean-Lino Manoscrivi impietrito su quella sedia scomoda, nel salotto dove, allineati sulla cassapanca, c'erano ancor ai bicchieri che avevo freneticamente comprato per l'occasione, le vaschette di sedano, le patatine light, tutti i residui della festicciola organizzata in un momento di ottimismo. Chi può stabilire il punto di partenza delle cosa? Chi sa quale oscura e forse remota combinazione ha governato i fatti?»

In un posto chiamato Deuil-l'Alouette (che, tradotto alla lettera, sarebbe «Lutto- l'Allodola»), un posto qualunque nella periferia di Parigi, una donna qualunque, con un buon lavoro, un marito, un figlio, una sorella e dei vicini di casa, si lascia coinvolgere, nel corso di una strana notte di quasi primavera, in una faccenda che potrebbe costarle assai cara. Per affettuosa solidarietà con un uomo di cui non sa molto, tranne che è solo, profondamente solo. O forse perché, di colpo, ha voglia, foss'anche per un'ora, di respirare fuori dalla soffocante banalità del quotidiano, di farsi un giro «on the wild side» – di immergersi in una «dimensione di tenebra». Tirando con la consueta, stupefacente maestria le fila di una vicenda in cui il comico e il tragico si mescolano in maniera inestricabile come in una sorta di perverso vaudeville, Yasmina Reza dà voce alle angosce più segrete, e mette in scena il suo beffardo teatrino della crudeltà scavando ancora una volta in quello spazio di connivenze e mostruosità che può diventare la coppia; e ci ricorda che – non diversamente dagli ebrei, che «sulle rive dei fiumi di Babilonia» sedevano e piangevano «al ricordo di Sion» – ciascuno vive in esilio: da se stesso, da ciò che avrebbe voluto essere, e dagli altri.)
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