La storia è del tutto implausibile, è un romanzo a tesi, inevitabilmente diretto al lieto fine. Assomiglia come forma ad un dialogo platonico. L'unico aspetto interessante è lo squarcio sulla quotidianità nell'Ungheria al tempo dell'Unione Sovietica, con il caratteristico impasto di serietà, slancio ideologico, ottimismo della volontà, minimalismo, grande tristezza. In alcuni punti ricorda le descrizioni di Croda dei comici Gemelli Ruggeri (chi è anziano li ricorderà...).
Ballo in maschera
Budapest, inverno del 1960. Kristi ha quindici anni e il carattere chiuso di una ragazzina cresciuta all'ombra di una tragedia troppo grande. Sua madre è morta nel darla alla luce sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, e la sua famiglia è formata dal padre e dalla nonna materna. Un microcosmo senza allegria. Ma oggi è tutto diverso: a scuola c'è una festa di carnevale e Kristi ha ottenuto il permesso di parteciparvi. La nonna le ha cucito un bellissimo abito da zingara e così mascherata Kristi è sicura che troverà il coraggio per portare a compimento il suo piano. Parlerà con la sua professoressa preferita, la giovane Eva Megyesi, che tanto le è stata vicina in questi mesi, aiutandola a trovare quella serenità che le è sempre mancata. Kristi le dirà che ha capito che anche suo padre è stato conquistato dalla sua forza e dalla sua allegria e forse ci sarà una seconda occasione di felicità per tutti...
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Autore:
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Edizione:2
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Anno edizione:2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Claudio 11 giugno 2025Boh...
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La Szabò ha messo a dura prova la mia capacità di lettrice. Un romanzo complicato da leggere in cui i protagonisti passano dalla prima alla terza persona senza soluzione di continuità. Salti temporali continui, varietà di personaggi con nomi impossibili da memorizzare, passato e presente continuamente mescolati per cui diventa arduo capire in che momento della storia ti trovi. Ma è sempre lei, la grande, capace di tratteggiare figure femminili indimenticabili come la signora Eva o la nonna o Zsousa o Christina, la piccola orfana determinata a risolvere la sua delicata situazione familiare. E poi c'è lui, Endre Boros, il padre, una delle figure maschili più belle in cui mi sia imbattuta nella mia lunga vita di lettrice. Un uomo sensibile, testardo ma tanto, tanto affamato d'amore. Da leggere, con molta attenzione.
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Da tempo desideravo leggere quest'autrice e non sono stata delusa: una storia fatata, piena di buoni sentimenti (a volte troppi) e sincera che mi ha commosso fino alle lacrime, il che è abbastanza raro. Il romanzo tocca temi profondissimi con leggerezza e vivacità e proprio questo permette di divorarlo senza quasi accorgersi della tragicità di fondo. La trama, che vede per protagonista una ragazzina rimasta orfana di madre a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, orbita intorno a vari personaggi le cui storie vengono svelate man mano che la lettura progredisce: ognuna porta in sé un seme di speranza e determinazione e la certezza che a nessuna bruttura dev'essere permesso portarci via la bellezza e la lucentezza della vita. Bello inoltre il focus sul mondo degli insegnanti, della pedagogia e dell'educazione con il personaggio della capoclasse Eva.
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