La bellezza del bene. Il debito di Hannah Arendt nei confronti di Immanuel Kant
Hannah Arendt, la pensatrice ebrea-tedesca allieva di Heidegger e Jaspers, testimone e lucida interprete dell’orrore della Shoah, continua a presentarsi a noi come una delle voci di riferimento per la riflessione etica e politica contemporanea. La Arendt si rivolge ai grandi classici del pensiero filosofico nel tentativo di comprendere i meccanismi della frattura tra pensiero e azione, etica e politica, all’indomani del collasso dei grandi totalitarismi. Il pensiero di Kant rappresenta un riferimento decisivo e costante sia sul versante etico sia su quello estetico. Arendt condivide della visione kantiana la centralità di un soggetto valorizzato sia nella sua dignità di persona sia come spettatore giudicante. In entrambi i casi da esso viene innalzata una dimensione morale universale e una razionalità giudicante appartenente alla pluralità umana. Là dove giudicare significa “condividere il mondo con gli altri” riappare, sulla base del presupposto di un’affinità tra oggetti estetici e fatti etico-politici, il tentativo di ripensare l’originaria affinità tra Estetica e Morale.
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Anno edizione:2010
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