Bersaglio notturno - Ricardo Piglia - copertina
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Letteratura: Argentina
Bersaglio notturno
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Descrizione

Coniugando con maestria gli elementi della detective fiction inglese a una splendida costruzione letteraria, Ricardo Piglia dà vita a un poliziesco agile nella lettura ma raffinato nella forma, che esplora in maniera acuta e non convenzionale l’inferno dei rapporti familiari, la corruzione e gli equilibri sociali della provincia.

«Un romanzo che mescola con naturalezza Faulkner e Chandler.» - El Mundo


Argentina, 1972. In una piccola località della provincia di Buenos Aires arriva il misterioso Tony Durán, un giovane di origine portoricana cresciuto nel New Jersey. Eccentrico, libertino e dal passato oscuro, Tony diventa il fulcro dell’attenzione del paese, e il suo ménage à trois con le affascinati Ada e Sofía Belladona, figlie gemelle di una delle famiglie più in vista della zona, è ben presto sulla bocca di tutti. Finché non viene ritrovato morto nella sua stanza d’albergo. Chi ha ucciso Tony e perché? A occuparsi delle indagini è il commissario Croce che, tra false piste, inganni e tradimenti, potrà fare affidamento solo sul suo straordinario intuito – oltre che sull’aiuto del fidato assistente Saldías e del giornalista Emilio Renzi – per risolvere il caso.

Dettagli

26 giugno 2024
270 p., Brossura
Blanco nocturno
9788869983993

Valutazioni e recensioni

  • MaRIOFREDOO
    RISCOPERTA EMOZIONANTE

    Ricardo Piglia è stato definito "il miglior autore latinoamericano dopo Gabriel Garcia Marquez" ed è noto in Italia per il catalogo SUR. Recentemente è stato pubblicato dalla casa editrice questo "Blanco nocturno" con la preziosa traduzione di Pino Cacucci. Acquistato, letto e centellinato Ma c'era qualcosa che mi ronzava in testa, anche perché l'autore é scomparso nel 2017 e si parla di Eredi di R.P. senza però precisare che si tratta di inedito (strano...). Ho fatto quindi qualche ricerca ed ho scoperto che il romanzo è stato scritto nel 2010 e pubblicato per la prima volta in Italia da Feltrinelli nel 2011. Ed ho scoperto che avevo letto il romanzo nell'aprile del 2011 e lo avevo recensito con particolare apprezzamento. Ho letto il romanzo come se fosse una nuova proposta e mi sono immerso nella delizia della prosa, dei riferimenti colti, della visionaria proposta di un thriller che nulla ha a che spartire con la letteratura di genere. C'è un assassinio, ma ciò che conta è la ricostruzione del mondo argentino di una piccola cittadina nella pampa, della famiglia Belladonna (imprenditori e proprietari terrieri). Una saga dal vecchio fondatore ai 4 giovani: Lucio, Luca e le bellissime e sensuali gemelle Ada e Sofia. E poi l'arrivo del misterioso e fascinoso Tony Duràn, libertino dal passato oscuro che intrattiene un menage a trois con le gemelle e che verrà ucciso trafugandogli una valigia piena di denaro. Il commissario Croce, prossimo alla pensione, ed avversato dai funzionari potenti scopre la verità insieme al giornalista e scrittore Emilio Renzi (dall'interno del manicomio in cui si è auto rinchiuso), ma la verità non interessa, è importante dare un messaggio forte e rassicurante verso gli stranieri e i diversi. Personaggi straordinari in una narrazione densa ed emozionante, ricca di rimandi e di "note a pié di pagina". Una riscoperta preziosa, una complicità stimolante tra autore e lettore.

  • anche se ancora non ho finito di leggerlo il libro risulta molto molto interessante e originale

  • Alessio Mirarchi

    Il poliziesco nei paesi del Rio de la Plata non è mai stato puro intrattenimento. L'argentino Ricardo Piglia ha imposto al grande pubblico una profonda riflessione sul genere poliziesco. Il suo romanzo "Bersaglio notturno" (Feltrinelli, 2011, traduzione di Pino Cacucci) rappresenta un punto di svolta nell'evoluzione di un genere letterario popolare che nei decenni è andato conquistandosi sempre più rispetto anche tra i circoli di accademici più spocchiosi. Sono passati più di centocinquant'anni dai racconti polizieschi di E.A.Poe e da allora questo genere non ha smesso di fare proseliti sia in Europa che nelle Americhe. Ma se nel vecchio continente un bambino così ilare e divertente non poteva che essere soffocato dalla seriosità dei grandi padri della letteratura francese, italiana e tedesca, ben diversa è stata la situazione negli Stati Uniti d'America e in America Latina. La mancanza di una tradizione letteraria molto forte soprattutto nelle accademie delle due facce dell'America ha permesso al poliziesco di trovare terreno fertile, di diffondersi tra i lettori che badavano più al puro piacere della lettura che alla densità dei contenuti, di incontrare compagni di giochi, di essere recepito come importante stimolo da intellettuali di maggiore apertura mentale rispetto a quelli che sono toccati alla letteratura europea. Insomma, il bambino pestifero e solare è cresciuto senza controllori e censori che ne soffocassero l'estro. E se il poliziesco nordamericano ci è ormai fin troppo familiare, anche nelle sue squallide varianti postmoderne che passano alla televisione, ben più interessanti risultano essere le storie di detective scritte da autori latinoamericani. Da quando Jorge Luis Borges ha deciso di interessarsene i romanzi o racconti polizieschi non hanno smesso di essere scritti e letti in Argentina e Uruguay. L'area del Rio de la Plata è sempre stata storicamente molto florida per quanto riguarda lo sviluppo del poliziesco. E non è fuori luogo ricordare che queste due nazioni sono state vessate, a partire dagli anni cinquanta del novecento, da grandi sconvolgimenti politici e sociali. Le dittature che hanno fatto più di trentamila desaparecidos in questi due paesi non sono riuscite ad eliminare dalle scene un genere letterario che, con l'inasprirsi delle misure censorie, della repressione e dei controlli, continuava ad avere successo, soprattutto tra le persone di bassa estrazione sociale. Le storie di assassinii risolti e di criminali arrestati, le storie insomma di misteri svelati, rappresentavano qualcosa di sicuro e addirittura rassicurante per chi si trovava a vivere con l'ansia permanente di commettere un passo falso (anche una frase detta con il tono sbagliato poteva essere indizio di colpevolezza) ed essere così denunciato alla polizia dai vicini di casa. Ricardo Piglia è figlio di questa tradizione. La tradizione di scrittori che invece di sgridare il bambino capriccioso lo hanno trattato da adulto e gli hanno dato la possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Il genere poliziesco è stato sfruttato per grandi esercizi mentali e letterari da uno come Borges, è stato apprezzato dal grande giornalista Rodolfo Walsh che addirittura lo ha utilizzato per scrivere un libro in cui si denuncia una strage di stato (Operazione Massacro), e nella letteratura rioplatense ha potuto crescere, modificarsi, trovare la sua strada, allontanandosi dal modello nordamericano troppo poco credibile in un paese come l'Argentina dove i livelli di corruzione sono pari forse soltanto a quelli che ci sono in Italia e in alcuni paesi dell'Africa. Un paese dove le istituzioni non sono affidabili, e i primi di cui diffidare risultano essere proprio i giudici e i poliziotti. In uno dei suoi primi racconti polizieschi (La pazza e il racconto del crimine) Ricardo Piglia affidava infatti la risoluzione di un caso di assassinio non a un poliziotto o a un investigatore privato, bensì ad un giornalista delle pagine culturali di un quotidiano di Buenos Aires prestato per l'occasione a coprire un evento di cronaca nera. L'uomo di erudizione (il giornalista Emilio Renzi, protagonista anche di “Bersaglio notturno”) risolve un caso di omicidio grazie alle conoscenze sulla lingua e il linguaggio che ha acquisito durante i suoi studi universitari. I libri che entrano di prepotenza nella realtà e aiutano a interpretare i segni nel modo giusto, permettono di mettere i pezzi del puzzle al loro posto, forniscono una chiave di lettura del crimine e della realtà. Il ritorno al romanzo di Ricardo Piglia non poteva che segnare un'altra virata nel percorso evolutivo del genere poliziesco in lingua spagnola. La maggior parte dei lettori ne rimarranno storditi, termineranno le sue 240 pagine in un paio di giorni al massimo senza però riuscire a sentirsi tranquillizzati dall'epilogo della storia. “Non è vero che si possa ristabilire l'ordine, non è vero che i crimini si risolvono sempre... non c'è nessuna logica. Lottiamo per ristabilire le cause e dedurre gli effetti, ma non riusciamo mai a conoscere la rete completa degli intrighi... più sei vicino al centro più ti invischi nella ragnatela che non ha fine.” In questo caso un crimine privato (l'uccisione di un misterioso straniero giunto in una cittadina della pampa argentina non si sa perché) si incrocia con il dramma familiare di un ragazzo di buona famiglia che rischia di perdere la fabbrica in cui aveva investito tutto per colpa di alcuni speculatori stranieri. Siamo nella profonda e sterminata campagna argentina che circonda Buenos Aires e abbiamo quasi tutti gli elementi più classici di un thriller (le femmes fatales, il detective dai modi poco ortodossi, il forestiero che ci rimette le penne, l'immigrato che viene accusato ingiustamente del delitto). La prima parte del romanzo non presenta quindi grandi anomalie, se non fosse per le note a piè di pagina che Piglia inserisce ogni tanto, unico vezzo di carattere stilistico che lo scrittore si concede. È nella seconda parte del romanzo, però, che il lettore comincia a capire che qualcosa non quadra, che non tutti i tasselli andranno al loro posto, che la vicenda non si dipanerà come previsto, che i colpevoli non saranno né smascherati né puniti, che la reputazione degli innocenti coinvolti non sarà riabilitata agli occhi di una società di provincia immersa nella noia e in un isolamento quasi totale. Un isolamento che pure non riesce a tenere lontane le prime conseguenze di un'economia mondiale in trasformazione (siamo nei primi anni settanta del novecento) e le operazioni di bande di speculatori senza scrupoli che effettivamente qualche decina di anni dopo avrebbero provveduto a svendere le grandi ricchezze della nazione per gonfiarsi il portafogli.

Conosci l'autore

Foto di Ricardo Piglia

Ricardo Piglia

1941, Buenos Aires

Ricardo Piglia è stato professore di Letteratura sudamericana alla Princeton University, ed è unanimemente considerato come uno dei più grandi scrittori argentini dei nostri tempi.In Italia sono stati pubblicati Respirazione artificiale (Sella e Riva 1990 - Sur 2012), la raccolta di saggi L'ultimo lettore (2007), Soldi bruciati (Guanda 2000 - Feltrinelli 2008) – con il quale ha vinto il premio Planeta, romanzo poi adattato allo schermo cinematografico da Marcelo Pineyro – Bersaglio notturno (Feltrinelli 2010), La città assente (Sur 2014), L'invasione (Sur 2015), Solo per Ida Brown (Feltrinelli 2017) e Respirazione artificiale (Sur 2018).Ha ricevuto diversi premi: Premio Iberoamericano de las Letras 2005, Premio Planeta 1997 e il Premio Casa...

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