Vincitore del National Book Award e suggerito da "Il Libraio" questo libro di Justin Torres è una sorta di romanzo saggio sull'universo queer. La trama si snoda intorno al capezzale di un vecchio omosessuale - Juan - ricoverato presso una struttura decadente in mezzo al deserto, chiamata il Palazzo. Un giovane americano di origini portoricane, che ha avuto con lui una relazione circa vent'anni prima, lo accompagna fino alla morte. Entrambi rivivono episodi ed emozioni del passato mentre consultano un'opera in due volumi (Sex Variants: A Study of Homosexual Patterns) poderosa, visionaria in cui il testo (per gran parte cancellato) si alterna ad immagini e resoconti clinici. C'è molta partecipazione dell'autore, molta compassione, in un mood che ricorda Manuel Puig (che infatti viene esplicitamente citato da Juan nella seconda parte del racconto) in un format utilizzato anche da Cortazàr (i testi cancellati). L'equilibrio narrativo inciampa nelle divagazioni, nelle citazioni, nelle vicende storiche. Pur essendo un'opera di finzione non si può definire un romanzo. Piuttosto una testimonianza accorata dell'universo queer.
