Un libro crudo, forte nei contenuti ma la Oates riesce a far restare il lettore incollato alle pagine. Io l'ho amato, riesce a farti odiare e amare al tempo stesso la protagonista ma bisogna sempre tenere in mente, proprio come specifica l'autrice fin dall'inizio, che non si tratta di una biografia,
Blonde
Joyce Carol Oates trasforma in romanzo tutte le vite di Marilyn Monroe: molto più di un sex symbol da calendario, con le sue contraddizioni e fragilità Marilyn è entrata nell'eternità del mito. Da adolescente solitaria a bellezza planetaria, ma anche donna insicura, giovane determinata, amante incostante, bambina innamorata, playmate e ragazza in lotta con lo specchio, attrice venerata e paziente in analisi, donna con molti amanti e poco amore, morta prematuramente e ancora viva nella memoria collettiva. Joyce Carol Oates, con il suo straordinario talento narrativo, riesce a mescolare storia e finzione in un romanzo in cui la vita si intreccia indissolubilmente con la fantasia, un capolavoro letterario in cui rivive la diva più grande di sempre.
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Anno edizione:2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Loylari 20 dicembre 2022
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sara galletti 18 maggio 2018
È straordinaria la capacità della Oates di gettarsi a capofitto nelle storie e di riemergerne con dei veri e propri capolavori letterari e Blonde ne è la prova. Marylin ne viene fuori come non la si sospetta, vittima, sì di se stessa e di un sistema dal quale non ha saputo proteggersi, ma anche di una sensibilità particolare celata dietro l’immagine che Hollywood le aveva imposto. Fragilità, passioni, amori, desideri e pensieri, recuperati dalla Oates frugando tra pieghe del tempo e tra i frammenti di vita di un personaggio biondo platino che dà e toglie consistenza a Marylin, costituiscono l’ossatura di un libro praticamente perfetto. Impossibile non innamorarsene.
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Con «A Fair Maiden» si assiste ad una deviazione dei percorsi tradizionali della Oates verso i giochi di falsi opposti umani, tipici ad esempio di Nabokov e di Kundera. La diciassettenne Katya non è però né una Lolita né una peep girl in erba. La sua estrazione sociale le permette di rovesciare rapidamente i ruoli nella sua relazione anomala con Marcus Kidder, quasi aggiornando la lezione hegeliana sulla dialettica servo-padrone. Non ha uno scopo preciso e non deve averlo: lei porta il caos, e non un diverso ordine delle cose. E proprio quando si rende conto di essere diventata il soggetto dominante, non usa il suo potere per dominare ma per donare pienezza a chi la pienezza non l'aveva mai conosciuta, per trasmettere forza ad un debole, «poiché l'amore è forza e non ci può essere forza senza amore» (p. 217). Se questa forza possiede anche delle componenti distruttive, non è colpa di Katya né di nessun altro: è solo l'eterna coppia di èros e thànatos che continua per la sua strada.
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