Bombe su Belgrado vent'anni dopo. All'origine delle «guerre umanitarie»
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Nella primavera del '99, i bombardieri della NATO si accanirono per 78 giorni contro la Repubblica Federale di Jugoslavia. Violando la Costituzione, l'Italia vi partecipò con un ruolo di primaria importanza: dalle sue basi decollarono molti dei 1.100 aerei che effettuarono 38 mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili. Per giustificare il ritorno della guerra in Europa fu coniata l'ossimorica formula della "guerra umanitaria", che implicava l'assoluta demonizzazione e de-umanizzazione del nemico. La Menzogna non fu mai così ampiamente praticata come per la "guerra del Kosovo" dai capi della NATO, nonché da quegli intellettuali che abdicarono all'esercizio della critica per suonare le fanfare di guerra. Una guerra che aveva ben altri scopi strategici, in primis l'espansione della NATO a Est: vent'anni dopo aver demolito la Federazione Jugoslava è passata da 16 a 29 paesi, sempre più a ridosso della Russia. Il libro presenta contributi di ricostruzione storica - supportata da una dettagliata cronologia -, di analisi politica e delle ideologie, di studi sul diritto internazionale violato, con un'appendice sulla parabola del movimento contro la guerra.
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Anno edizione:2019
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