Libro interessante, Napoli è la protagonista di un romanzo che descrive in modo molto personale la città e i suoi abitanti. Non il miglior Marai, ma comunque si tratta di una lettura piacevole.
Il sangue di san Gennaro
«A Pasqualino, perché aveva sei anni e ogni mattina portava giù l'immondizia, al pescatore monco, perché ammansiva il mare, a santo Strato, perché proteggeva il palazzo e i malati»: a loro Márai dedica il suo «romanzo napoletano», ambientato nella città dove visse dal '48 al '52, prima di partire per gli Stati Uniti. A formare il vasto coro, lacero e sgargiante, che commenta la vicenda intorno a cui è costruito il libro sono gli uomini, le donne e i bambini della città, con la loro miseria, il loro lerciume, la loro fatica di vivere e il loro orgoglio ancestrale di aristocratici; e le interminabili chiacchiere, le liti che scoppiano furibonde, teatrali, ritualizzate, da una finestra all'altra, i lutti non meno teatrali e urlati, i santi arcigni e polverosi dentro le teche di vetro – con la loro umanità piagata e ghignante. Un intero popolo che, fra tutte le possibilità, crede che «la più verosimile» sia il miracolo. Un giorno, dalle parti di Capo Posillipo, vanno ad abitare due stranieri, un uomo e una donna (inglesi? polacchi?): displaced persons, così li definiscono le autorità, profughi. Anche loro, almeno per un po', crederanno che lì possa avvenire il miracolo. Ma durante una violenta tromba d’aria si verificherà un evento che avrà il senso di una delusione assoluta, di una sconfitta inappellabile, poiché sancirà l'impossibilità di credere che ci sia un futuro per chi, in quanto esule, ha perso la propria identità. Alla fine, rimarranno il Vesuvio, il mare, e per ultimo il vento: «Li ho visti andare e venire, attraverso continenti e oceani, ma ho nascosto le tracce dei loro passi. Dove soffio io, non resta più nulla. Sono io che dico l'ultima parola. E poi verrà il silenzio».
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Massimiliano 23 marzo 2025Non il miglior Marai
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Anny 18 gennaio 2023
C’è sicuramente un aspetto autobiografico nel racconto poiché l’autore stesso è stato profugo a Napoli, dal 1948 al 1952, prima di partire per gli Stati Uniti. Egli, ungherese di nascita, ha sperimentato quella perdita di identità che è caratteristica di chi viene sradicato dalla propria terra e la trasmette magistralmente in questo libro. La lettura è piacevole, soprattutto la prima parte in cui vengono descritte le nostre vite, le nostre realtà quotidiane. La seconda parte offre una lettura un po’ più impegnativa e, talvolta, le vicende sono più oscure e di più complessa interpretazione. Buono.
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Un libro molto interessante, scritto durante i mesi di soggiorno a Napoli di Sandor Marai. Questo autore, per me rivelazione e conosciuto purtroppo da poco, non delude mai, anche se con Il sangue di san Gennaro siamo un po' lontani da quello che, per me, è il suo capolavoro assoluto: Le braci. Ad ogni modo, si tratta di una lettura molto piacevole ed interessante, contraddistinta dal suo stile unico e poetico. Consigliato, decisamente.
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