Che paese, l'America

Questo libro è la continuazione dell'indimenticabile "Le ceneri di Angela". Si riconosce l'impeccabile stile descrittivo dello scrittore, originale, asciutto, davvero piacevole. Il romanzo narra le vicende del giovane McCourt giunto in America con l'intenzione di riscattare l'infelice infanzia irlandese. La scena è quella di New York nel secondo dopoguerra. Una New York proletaria, dove fra case di mattoni rossi, pub di emigrati irlandesi e banchine ingombre di merci, Frankie si trova a percorrere, passo dopo passo, un faticosissimo apprendistato. In ogni pagina c'è questo sottofondo ironico e un po’ pazzo, questo stile sempre effervescente, che fa sorridere anche dove ci sarebbe solo da piangere e da pensare. Non c'è mai un momento di noia e, soprattutto, non c'è nulla di patetico, perché l'autore fa sembrare tutto semplice con quel fatalismo che già conosciamo e che abbiamo trovato nelle altre sue opere. E' davvero un buon libro, che non delude e che soddisfa le aspettative. Merita un bel cinque stelle per lo stile della scrittura, torrenziale, impetuoso, emozionante, malinconico e genuino. Davvero un bel libro.

BUONO

Impossibile non leggere questo libro dopo aver conosciuto Frank nelle “Le ceneri di Angela”. Dopo aver descritto la sua infanzia, ora Mc Court riprende il racconto della sua vita esattamente dove era stato interrotto mantenendo lo stesso stile tragico e ironico allo stesso tempo.