Aristotele affermava che l'uomo è un animale sociale. Per esserlo però sono indispensabili regole per una convivenza civile. Tutti siamo educati – o dovremmo esserlo – per comportarci civilmente e questo è segno di maturità. I bambini, molto spesso, sono estremamente crudeli. Ed è questa la base di questa pièce teatrale che, con ritmo coinvolgente, rivela come negli adulti molto spesso la barbara e animalesca natura dell'uomo sia velata da una sottile e fragile maschera d'ipocrisia.
Il dio del massacro
Fin dalle primissime battute di questa commedia al tempo stesso esilarante e feroce appare chiaro perché Roman Polanski abbia deciso di portarla sullo schermo – e perché attori come Isabelle Huppert, Ralph Fiennes e James Gandolfini abbiano voluto interpretarla a teatro. Poche volte, infatti, un autore è stato capace di squarciare con altrettanto soave crudeltà i veli destinati a ricoprire la costitutiva barbarie della creatura umana. Nel lindo, assennato salotto borghese in cui due coppie di genitori si incontrano per cercare di risolvere, da persone adulte e civili quali essi ritengono di essere, una questione in fondo di poco conto (una lite scoppiata ai giardinetti tra i rispettivi figli), vediamo sgretolarsi a poco a poco le maschere di benevolenza, tolleranza, buona creanza, e di correttezza politica, apertura mentale, dirittura morale; e sotto quelle maschere apparire il ghigno del nume efferato e oscuro che ci governa sin dalla notte dei tempi: il dio del massacro, appunto. Con uno humour corrosivo e una sorta di noncurante cinismo (e senza mai assumere il tono del moralista), in una lingua volutamente media, che sfodera tutto il suo micidiale potere, Yasmina Reza costruisce un brillante psicodramma, porgendo allo spettatore (e al lettore) uno specchio deformante nel quale scoprirà, non senza un acido imbarazzo, qualcosa che lo riguarda molto da vicino.
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alias_Riccio 08 maggio 2025L'uomo è veramente un animale sociale?
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DGRR 15 aprile 2025Un dio del massacro piacevolmente accennato
"Il dio del massacro" è un'opera della letteratura teatrale le cui pagine ricambiano lo sguardo del lettore con un'occhiataccia accusatoria: i personaggi al suo interno sono persone afflitte da svariate problematiche e in preda ai più socialmente inaccettabili dissidi interiori, ma chi legge non può non immedesimarsi in figure apparentemente così contraddittorie eppure talmente vicine a noi da farci tremare di disagio durante la lettura, in certi passaggi piuttosto che in altri. Ciò che dell'opera è piuttosto piacevole è il continuo e ciclico processo di distruzione e ricostruzione delle maschere che gravano sui volti dei quattro genitori riuniti in salotto, e ciò che sicuramente desta in particolar modo l'attenzione del lettore sono le feroci battute di dialogo che occorrono quando i personaggi interagiscono tra loro senza filtri, ostentando una certa dose di violenza come componente del loro più profondo e naturale io. Apparentemente poco interessanti sono i momenti in cui le figure si ricompongono e ricorrono a costumi che chi legge riconosce come propri, ma non come in sé connaturati. Perché Yasmina Reza ha probabilmente voluto far questo: costruire una dialettica tra ciò che si deve essere per via della società e tra quel che si è quando tutte le maschere della civiltà e del perbenismo cadono, facendo emergere i nostri più recondi comportamenti animaleschi. Mi sarei aspettato di più, anche stando a quanto scritto online da vari utenti riguardo quest'opera, ma forse questo si tratta d'un problema mio, seppur sia convinto che i feroci moti dell'essere umano siano, in quest'opera, poco più che accennati, da un certo punto di vista soddisfacientemente, poiché il lettore già li conosce fin troppo bene, e che il genere a cui appartiene forse impedisce di andare oltre, ciononostante avrei gradito un approfondimento maggiore, pur non ritenendolo particolarmente necessario per la piacevolezza della lettura, che infatti rimane particolarmente godibile ed interessante.
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Adi 22 marzo 2025Un duello verbale
L’incontro per risolvere pacificamente una lite tra i loro figli si trasforma in una spirale di tensione, in cui emergono egoismi, frustrazioni e istinti primordiali. Sotto la patina di buone maniere, si nascondano rabbia e aggressività.
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