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Premesso che non l'ho trovato un film horror, "Calvaire" è comunque un'esperienza cinematografica decisamente originale che sa passare da momenti insostenibili, per l'angoscia che comunicano, ad altri surreali (la scena del ballo nel locale è indimenticabile a questo proposito). I primi 40 minuti ci trasportano nella vita di un cantante che non si preoccupa di sbarcare il lunario, ma si accontenta di lavorare negli ospizi a poco prezzo. Canta accompagnato da un'orchestra invisibile e gli anziani lo guardano come la loro principale fonte di felicità in una scena che ricorda la parte finale del recente "Lourdes": tramite questo momento malinconico il regista e lo sceneggiatore riescono a darci un'idea della pacatezza e della solitudine di questo personaggio. Nella mezz'ora seguente assistiamo al viaggio del protagonista in mezzo a strade innevate e disabitate e quindi il suo arrivo in un hotel vicino un villaggio dove la gente non è esattamente quello che sembra. Sostanzialmente nell'arco di questa prima metà del film non accade niente, ma è proprio questo è il bello. Sai che tutto questo non durerà a lungo e resti attaccato alla sedia aspettando la parte 'tosta'. Difatti dopo è tutto un susseguirsi di sorprese in questo film che è al di sopra nella media nel raccontare le vicende di 'torturatore e torturato'. Perché qui il tema principale non è il sadismo, ma il senso di solitudine e l'abbandono che portano alcuni dei personaggi alla distruzione e alla follia, a partire dal coprotagonista Bartel, inizialmente un personaggio simpatico con la passione per il cabaret caratterizzato da tic e balbettii, poi vicino a diventare un Jack Torrance della campagna francese. Nel ritratto di questo personaggio atipico Jackie Berroyer è assolutamente magistrale. La regia di DuWelz crea momenti di autentica tensione a partire dal nulla: vedi la sequenza della pioggia e l'arrivo improvviso del figlio di Bartel che fa venire la pelle d'oca. Vi sono poi alcuni momenti esteticamente impeccabili: ad esempio l'ultima scena nella casa di Bartel con un pianosequenza che segue i protagonisti dall'alto, scena che fa presagire il peggio... Resta un finale aperto (?) nelle campagne francesi in mezzo alla neve. Ma l'idillio sperato è lontano.
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