Molto amati dal circuito "neofolk" (quello che ripesca sonorità folkoristiche per adattarli ai suoni spesso distorti della realtà moderna, come affinità e controppunto se non proprio baluardo contro di essa) i genovesi Ianua giungono al loro quarto lavoro. Confezione superba e musica che bissa stile e andamento dei lavoro precedenti. Anzi, se non proprio un ricalco, almeno una replica, non pedissequa ma molto meno ispirata rispetto a quanto se ne lodi generalmente. Vanno con il pilota automatico, tra ritmi marziali, richiami prog, declamazioni pompose (pure troppo), e assoli di tromba che sostituiscono quelli di chitarra. Le intenzioni di "arditismo" contro la mediocrità moderna spesso si sgonfiano in una enfasi autocelebrativa sempre e solo sopra le righe, rimanendo entro gli ennesimi richiami all'Europa, alla tradizione perduta (ma che accomuna in affinità elettive una serie di artisti spesso disparati - vedasi il riferimento ad Harold Bloom del titolo), allo svilimento della virtù fino ad una serie di invettive che rischiano di diventare le solite banalità, perse tra mille banalità ben peggiori. Il duetto con Enrico Ruggeri non mi ha ispirato eclatanti azioni né esternazioni intellettuali degne dei posteri, e le ambizioni dei nostri, per quanto legittime, trovano molti più fan che seri critici di una musica che non è più una sferzata di vigore ma quasi leziosa in vari punti, e una posizione intellettuale che non difetta di alcuni vizi di fondo ad altri imputati. Le traduzioni dei testi sono spesso zoppicanti e mancano dello spessore a cui aspirano. Per il sottoscritto, un lavoro più stanco di quanto non si voglia ammettere
Canone europeo
Ianva nasce nel 2003 a Genova, dall'incontro di musicisti provenienti da diverse esperienze e Background (Goth, Prog, Black Metal, Classica e Dark Cabaret), con l'intento comune di far rivivere sonorità del passato - dalle atmosfere a cavallo fra anni '20/'30/'40, al fumoso Dark Cabaret, al Pop orchestrale degli anni '60/'70 mescolato a Chanson francese, Melodramma e canzone d'autore. Il risultato è un suono dal sapore rétro senza alcuna implicazione ideologica che ha trovato ottimi riscontri sia tra gli appassionati del Dark Cabaret e Neofolk più elaborato e “suonato”, che tra gli estimatori del cantautorato italiano della sua epoca aurea. In “Canone europeo” si ricorre, come già nel precedente “Italia ultimo atto”, ad una narrazione di tipo “verista”, con brani concepiti al pari di altrettante istantanee su fatti o personaggi reali, noti o anonimi, colti negli istanti in cui la Storia sta “accadendo”, per cercare di cogliere l'essenza di uno spirito che sovrasta e racchiude vicende ed esistenze. Lo spirito che s'intende evocare è quello della Decadenza. Segnatamente come si manifestò nella cultura e nelle Arti europee prima che eventi apocalittici stravolgessero per sempre la fisionomia del continente. Una vera e propria galleria di spettri, in cui torna a parlare l'ineffabile Canone Europeo, oggi dato per disperso e poco o nulla rimpianto. Evocatore di nobili cause come di ambigue derive, di bellezze olimpiche come di spleen suicidi. Eppure ci contiene e ci riassume tutti. E la sua dispersione corrisponde alla nostra estinzione. Per affrontare un tema che ha ossessionato schiere di predecessori illustri, Ianva guarda proprio a questi ultimi con maggiore nettezza che in passato. Così, al consueto assalto sonoro del suo italianissimo suono da sSundtrack vintage, sposa oggi le suggestioni mitteleuropee e Motorik che costituirono la dorsale delle prime e migliori sortite New Wave e New Romantic.
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Artisti:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
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Disco 1
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