Il cappotto di Alberto Lattuada - DVD
Il cappotto di Alberto Lattuada - DVD - 2
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Il cappotto
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Descrizione


Lo scrivano comunale Carmine De Carmine ha un sogno, avere un cappotto nuovo e, dopo enormi sacrifici, riesce finalmente a farselo fare su misura da un sarto. L'abito trasforma totalmente il suo carattere e da timido qual'era diventa audace a tal punto da partecipare alla festa di Capodanno in casa del segretario generale, arrivando perfino a ballare con Caterina, l'amante del sindaco. Rincasando un ladro gli ruba il cappotto. De Carmine muore per la disperazione e il suo fantasma continua a vagare in cerca dell'amato indumento.

Dettagli

1952
DVD
8057092009123

Informazioni aggiuntive

  • Raro Video, 2016
  • CG Entertainment
  • 103 min
  • Italiano (Dolby Digital 2.0 - mono)
  • Inglese
  • 1,33:1
  • commenti tecnici: commento audio di Flavio De Bernardinis (professore di "Storia e critica del cinema" presso l'Università La Sapienza di Roma e la Scuola Nazionale di cinema); interviste: intervista ad Angelo Pasquini, sceneggiatore e regista; scene inedite in lingua originale; speciale: Differenze tra sceneggiatura e girato
  • booklet

Valutazioni e recensioni

  • Giuseppe Broso

    Tratto da un racconto di Gogol', Il cappotto è probabilmente uno dei migliori film di Lattuada, in cui, accanto alle disfunzioni della macchina burocratica, si racconta della tragica odissea di un uomo alla ricerca disperata del suo indumento, che gli è stato rubato, acquistato coi pochi risparmi sudati. Un film pessimista sul destino dell'uomo, con elementi surreali, e appena mitigato da una vena di amara ironia, interpretato da un grande Renato Rascel, accostabile qui, senza dire un'eresia, a un certo grande attore di nome Charlie Chaplin.

Conosci l'autore

Foto di Alberto Lattuada

Alberto Lattuada

1914, Milano

Fotografo, sceneggiatore e regista italiano. Figlio del musicista Felice, fa parte del gruppo antifascista legato alla rivista milanese «Corrente» per la quale lavora come critico insieme a L. Comencini, con cui fonda la Cineteca Italiana. Passa dietro la mdp nel '42 adattando Giacomo l'idealista da E. De Marchi. Autore di primo piano del neorealismo nel dopoguerra, si distingue per i temi crudi, l'azione e un certo grado di spettacolarità a cui ricorre in Il bandito (1946), Senza pietà (1948) e Il mulino del Po (1949), nei quali sfrutta i canoni e le suggestioni figurative del film di genere hollywoodiano – in particolare il gangster e il noir – per raccontare storie di crimine, corruzione, prostituzione, razzismo, scioperi, disoccupazione, ingiustizie e amori impossibili. Particolarmente...

Foto di Renato Rascel

Renato Rascel

1912, Torino

Nome d'arte di R. Ranucci, attore italiano. Figlio d'arte, sin da giovanissimo calca il palcoscenico. Piccoletto, fisico nervoso, faccia arguta e simpatica, buon fantasista e ballerino di tip tap, ottiene notevole successo nel varietà sino a formare una sua compagnia. Interprete di numerosissime commedie musicali grazie anche alle sue doti di compositore – è autore di canzoni quali «Arrivederci Roma» e «Romantica» – dopo varie esperienze in radio e in televisione approda al grande schermo con un piccolo ruolo nella commediola scanzonata Pazzo d'amore (1942) di G. Gentilomo. Seguono numerose pellicole che lo ripropongono pedissequamente come macchietta comica dallo sproloquio verbale, tra cui Attanasio cavallo vanesio (1953) di C. Mastrocinque. In due sole occasioni ricopre ruoli drammatici...

Foto di Yvonne Sanson

Yvonne Sanson

1926, Salonicco

Attrice greca. Bruna, prosperosa, sguardo altero, dopo essere emigrata in Italia per studiare agli inizi degli anni '40, esordisce sul grande schermo in piccole parti che evidenziano il suo particolare fascino. Le porte del successo si aprono con il ruolo della fatale Ginevra nel dannunziano Il delitto di Giovanni Episcopo (1947) di A. Lattuada. La consacrazione avviene nelle pellicole seguenti, quando R. Matarazzo la chiama per interpretare accanto ad A. Nazzari una serie di melodrammi strappalacrime a tinte fosche che appassionano l'Italia per oltre un decennio, affibbiandole il cliché di donna passionale destinata all'infelicità da cui non riuscirà più a liberarsi: da Catene (1949) a Tormento (1950), da I figli di nessuno (1951) a Torna! (1954), da L'angelo bianco (1955) a Malinconico autunno...

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