La storia di un amore, di un amore tragico, segnato sin dall'inizio dall’impossibilità di essere “normali” se non nell’amore corrisposto, nell’accoglienza, nell’ascolto e nella “cura”. Già, perché prendersi cura significa aprirsi a un mondo, andare verso l’altro senza attenderci da lui niente di più di quello che potrà darci, senza sovraccaricarlo di aspettative che sono la negazione dei suoi veri bisogni. Amare significa in qualche modo scordarsi di sé, rigenerarsi nell’altro accogliendolo come un dono, come un evento, un’epifania di mondi sconosciuti, di sensi ancora inespressi liberando noi stessi dalla schiavitù del qui e ora per proiettarci nel mondo del possibile. Certo non possiamo dimenticare la nostra storia e l’autrice certo non lo fa ma nello stesso tempo sa indicarci la strada di quell’apertura che sola rende possibile il rapporto e così la storia, si snoda lungo un possibile itinerario di salvezza che la stupidità degli uomini renderà impossibile. Ancora una volta l’incomprensione prenderà il sopravvento sulla vita uccidendo la speranza che quell’amore aveva provato a riaccendere. L’autrice non scrive un trattato di psicoanalisi ma una storia, la “sua” storia, il suo cambiare, il suo divenire madre a contatto con il dolore dell’altro che cresce, che si sforza di superare il nulla in cui è stato gettato dall’indifferenza del mondo. Una storia scritta di getto, con passione e con intelligenza, senza indulgere in sentimentalismi o autocompiacimento. L’autrice ha mantenuto sempre un tono equilibrato senza rinunciare alla profondità dei sentimenti e delle emozioni che traspaiono a ogni rigo e che fanno da sfondo a tutta la narrazione. Bisogna abbandonarsi alle parole e ai suoni di questo racconto rinunciando al tentativo immediato di comprenderlo per assaporarlo invece come una "caramella".
Caramelle. Quale amore giustifica il desiderio di un figlio?
L’intenso desiderio di avere un figlio è garanzia della capacità di prendersi cura del suo futuro benessere? È amore altruistico autentico ciò che spinge alla genitorialità ad ogni costo? Sono queste le domande che l’autrice pone a noi tutti facendo leva sul senso di responsabilità che la società intera deve assumersi nei confronti dei bambini da concepire, da adottare o da affidare ad altri. Il racconto, ripercorrendo in modo parallelo la storia e il vissuto dell’incontro di una psicologa con un bambino, porta a considerare le motivazioni profonde che sottendono il desiderio di genitorialità e viene a rammentare, a una società che deve rispondere a simili interrogativi, quali sono e a chi appartengono i reali diritti da rispettare.
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Anno edizione:2016
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Raccontando il legame instauratosi con il piccolo Shedir, Maria Cristina de Montis si apre al lettore. Con un romanzo dalla scrittura sobria e semplice, tanto da assumere l'aspetto di una relazione sul senso dell'essere genitore. Il forte coinvolgimento emotivo messo in campo dall'autrice è il cuore pulsante del testo, che racconta problematiche reali con cui si dovrebbero fare i conti. Una storia che tocca nel profondo e vuole far riflette.
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