Un trauma come quello subito dai carolini nella notte tra il 2 e il 3 settembre 1798, con il rapimento collettivo di un migliaio di abitanti e la deportazione a Tunisi, poteva distruggere per sempre la comunità di Carloforte, ad appena sessant'anni dalla sua fondazione. Se questo non è avvenuto è stato per il coraggio di rapiti e superstiti ma anche per la loro pazienza di uomini e donne del Mediterraneo abituati a superare i confini del mare, delle culture e delle religioni. L'antico ceppo ligure di Tabarca e di Pegli, trapiantato nell'isola di San Pietro nella Sardegna sud occidentale, ha saputo curare per duecento anni queste cicatrici della storia raccontando, con parole e immagini, l'epopea pacifica del piccolo popolo coeso prima tabarchino, poi carolino oggi carlofortino, orgoglioso delle sue radici mediterranee. Il dramma del rapimento è raccontato dai testimoni, attraverso la pubblicazione dei documenti d'archivio.
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