Il principio della Morra cinese - Carta, forbice, sasso - chiude un romanzo corale fatto di lettere, ritagli di giornale, blog e memoriali, attraverso cui si ricostruisce una storia dai contorni fantapolitici, ammantata da una patina di raffinatezza decadente. Le lettere, soprattutto, sono dense, cariche di un'arguzia amara che inquadra con precisione impietosa i protagonisti - tutti personaggi sopra le righe, permeati da un emblematico infiacchimento morale - mentre il lettore assiste quasi nel ruolo di voyeur al crollo delle maschere, all'allentamento dei freni inibitori e all'emergere di una “verità libidica” conseguenza di una diffusa deriva sociale. Il linguaggio è forbito e dal fascino un po' barocco, da sorbire con lentezza, soffermandosi su frasi cesellate magistralmente e dialoghi in punta di fioretto. L'ironia, a tratti grottesca, stempera fin dalle prime pagine la drammaticità del contesto apocalittico di una città fantasma, Cagliari, avvolta da un silenzio “che erode più del salmastro”, all'ombra di un terzo conflitto mondiale e di un islamismo che prende sempre più il sopravvento. Limite del libro è la percezione, nella seconda parte, di troppa carne al fuoco, di un carico iperproteico che a volte si fa fatica a metabolizzare. Alla fine, si avverte l'esigenza di un maggiore approfondimento di certe vicende personali - compreso un oscuro delitto - mentre avrebbero figurato meglio sullo sfondo i (troppi) personaggi secondari e le pagine riguardanti i rivolgimenti storico-politici. Ma questo non è un romanzo lineare, né vuole esserlo. Piuttosto, è circolare, come gli eventi che narra, come la Storia che sempre si ripete, con punti di svolta spesso inavvertiti. Ed è lirico, nel suo pessimismo di fondo: “...e dio non c'è preghiera che tenga a farlo desistere. Bisogna accettarne la demolizione sistematica, le sparse detonazioni organizzate. E' un pugile interstellare.”
Carta forbice sasso. Memorie senza raccordo
"Anche le città muoiono. Spesso ce ne dimentichiamo perché la nostra esperienza della Storia si limita a un'archiviazione di fatti compiuti, e i punti di viraggio restano inavvertiti, come l'inizio della notte dopo il tramonto. Sono nato e cresciuto in una città che moriva, sviluppando una specifica sensibilità alle fasi della decadenza. In gioventù mi ritrovai una cospicua eredità di pubblicazioni, diari e corrispondenza privata, indotto a una missione di testimonianza non solo rispetto allo spopolamento cagliaritano: quei documenti attenevano a un particolare "gruppo" di cui mia madre aveva fatto parte, e svelavano importanti retroscena delle tensioni etniche e politiche culminate nel casus belli dell'ultimo conflitto mondiale. C'erano, tuttavia, dei vuoti. Per lunghi anni, con caparbietà, ho portato avanti una ricerca storiografica mirata a colmarli, mettendo a punto una sorta di antologia che fosse, anche, narrazione omogenea e ininterrotta di quel periodo così travagliato. L'esito è questo libro di memorie senza raccordo, di carteggi spesso incompleti, in cui la sola voce dei protagonisti scorta il flusso degli avvenimenti da tutto ciò che era a tutto ciò che è diventato, o ha cessato di essere."
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Anno edizione:2016
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