Ho apprezzato molto questo romanzo. Tutti gli eventi affrontati dal protagonista fanno riflettere sulla condizione umana all'interno di una rete a(sociale).
Vincitore premio Goncourt 2010
Se Jed Martin, il personaggio principale di questo romanzo, vi dovesse raccontare la sua storia, probabilmente vi parlerebbe della rottura della propria caldaia, avvenuta un certo 15 dicembre. Oppure di suo padre, architetto noto e stimato, con cui era solito trascorrere solo la vigilia di Natale. Ricorderebbe certamente Olga, una russa molto carina incontrata all'inizio della sua carriera, in occasione di una mostra delle sue fotografie delle carte stradali della Michelin. Tutto questo avveniva prima che arrivasse il successo mondiale con la serie delle opere dedicate ai "mestieri", ritratti di personalità di diversi ambienti (fra cui lo scrittore Michel Houellebecq), colte nell'esercizio della loro professione. Dovrebbe dire anche come ha aiutato il commissario Jacelin a chiarire un'atroce storia criminale che ha sconvolto la polizia. Sul finire della sua vita, Jed Martin arriverà a una certa serenità ed emetterà solo dei mormorii. L'arte, il denaro, l'amore, il rapporto col padre, la morte, il lavoro sono solo alcuni dei temi di questo romanzo, decisamente classico eppure, evidentemente, contemporaneo, in cui Michel Houellebecq, con la consueta implacabilità, ritrae la condizione umana.
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Titolo: La carta e il territorio Autore: Michel Houellebecq Editore: Bompiani Anno: 2011 Buone, lievi pieghe sulla copertina
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Anno edizione:2011
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Annabella 06 settembre 2023Lettura interessante
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Clov 21 febbraio 2023una cruda accettazione della realtà
Un romanzo estremamente scorrevole, vincitore del premio Goncourt nel 2010, che non annoia e stupisce con la sua analisi spietata, lucida e didascalica dell'essere umano. Il senso di smarrimento, confusione e alienazione della società capitalista accompagnano i protagonisti di questo racconto fino ad un finale freddo e toccante, coinvolgente.
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Jed Martin è un artista visuale – si considera un pittore, ma utilizza tecniche diverse assecondando le esigenze del momento – che raggiunge il successo di critica e pubblico riprendendo o dipingendo in modo maniacale gli oggetti e le figure della società contemporanea. Ma è anche un individuo mediocre, anaffettivo (un po’ per indole, un po’ per formazione) e incapace di instaurare un qualsiasi rapporto umano fino ai limiti della misantropia: un cuore freddo che si riflette nei soggetti e nella realizzazione delle sue opere. Fin troppo facile ravvisarne le somiglianze con lo scrittore francese, almeno con l’immagine che quest’ultimo si ostina a dare di sé: Houellebecq non si cura di dissimularlo e anzi raddoppia, mettendo sulla scena anche se stesso, in una sorta di gioco di specchi tra i due personaggi. Curando al minimo la storia, che qua e là ha qualche cedimento, l’autore utilizza la vita di Jed per il consueto sguardo caustico sull’uomo occidentale e i suoi modi di vivere, senza risparmiare stilettate a destra e a manca che il lettore è poco propenso a credere appartenenti solo alla finzione, come affermato nella nota finale. Vista l’occupazione del protagonista, è inevitabile che le considerazioni sull’arte occupino numerose pagine: pittura e architettura, ma anche il mestiere di scrivere, tanto che l’intera terza parte è in fondo la parodia di uno dei generi in voga in questo momento, il noir. Insomma, il romanzo avrebbe tutto per risultare sbagliato o quantomeno antipatico e , invece, si fa leggere con grande piacere: si entra velocemente in sintonia con lo sguardo in questo caso più sconsolato che feroce dello scrittore e il fatto che neppure la scrittura abbia particolari pregi in sé non fa che rafforzare la convinzione che la capacità narrativa di Houellebecq si esprima qui a livello davvero mirabile.
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