La casa è una graphic novel intensa e toccante, in cui Paco Roca racconta un ritorno tra le mura di una casa che è stata testimone silenziosa di una vita intera. Dopo la morte del padre, tre fratelli si ritrovano nella dimora in cui sono cresciuti, con l’intenzione di venderla. Ma ogni cassetto che viene aperto, ogni oggetto che viene spostato o gettato, risveglia ricordi sopiti e legami familiari lontani. La casa, apparentemente immobile, è in realtà viva di memoria, affetto e persino contraddizioni famigliari. Questa storia nasce da un’esperienza personale dell’autore, ispirato dalla perdita del proprio padre. Si parla quindi di un’esperienza universale, capace di toccare chiunque abbia vissuto l’elaborazione di un lutto o un difficile distacco dal passato. Uno degli aspetti che ho apprezzato di più è il lavoro sulle illustrazioni e sull’uso del colore: ogni tavola è pensata per evocare in modo preciso l’emozione e il tempo del ricordo. I salti temporali sono resi visivamente con una variazione cromatica, che permette al lettore di orientarsi tra presente e passato con immediatezza e naturalezza. Inoltre, ho trovato molto interessante che il rapporto con il padre non sia stato rappresentato in modo idealizzato: è un legame reale, complesso, fatto anche di distanza e conflitto. Questo aspetto rende la storia ancora più credibile e vicina. Rispetto a Rughe, altra opera celebre di Roca, La casa procede con un ritmo leggermente più lento e riflessivo, affrontando però tematiche molto simili: la memoria, il legame con i genitori, il tempo che passa. Se Rughe colpisce con una narrazione più immediata e intensa, La casa si prende il tempo di scavare in profondità, lasciando spazio al silenzio, all’osservazione e alla delicatezza dei piccoli gesti quotidiani. Entrambe le opere confermano la sensibilità di Paco Roca nel raccontare l’intimità delle relazioni umane con realismo e commozione.
