Ci sono alcuni passaggi belli e alcune frasi belle, e nonostante lo si possa dire di ogni libro è meglio non fingere che di bello non ce ne sia. Tuttavia si sente il bisogno di essere satirico da un libro che non ci riesce. L’ironia si è persa: l’autore non riuscì a non cadere nelle stesse trappolo dei suoi intellettuali inventati e un’aria – seppur vaga – di arroganza emana da alcuni capitoli del libro. Il messaggio è confuso, la società distopica non è descritta e benché si possa identificare un filo conduttore di critica della cultura odierna, il libro è un messaggio per coloro già del circolo dello scrittore; il che indebolisce abbastanza fortemente il suo messaggio.
Il censimento dei radical chic
Un feroce, esilarante romanzo-pamphlet, che non risparmia niente e nessuno. Se non l’intelligenza di chi legge.
“Il primo lo ammazzarono perché aveva nominato Spinoza durante un talk show.”
In un'Italia ribaltata - eppure estremamente familiare -, le complicazioni del pensiero e della parola sono diventate segno di corruzione e malafede, un trucco delle élite per ingannare il popolo, il quale, in mancanza di qualcosa in cui sperare, si dà a scoppi di rabbia e applausi liberatori, insulti via web e bastonate, in un'ininterrotta caccia alle streghe: i clandestini per cominciare, poi i rom, quindi i raccomandati e gli omosessuali. Adesso tocca agli intellettuali. Il primo a cadere, linciato sul pianerottolo di casa, è il professor Prospero, colpevole di aver citato Spinoza in un talk show, peraltro subito rimbrottato dal conduttore: «Questo è uno show per famiglie, e chi di giorno si spacca la schiena ha il diritto di rilassarsi e di non sentirsi inferiore». Cogliendo l'occasione dell'omicidio dell'accademico, il ministro degli Interni istituisce il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per censire coloro che «si ostinano a credersi più intelligenti degli altri». La scusa è proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, si affrettano a svuotare le librerie e far sparire dagli armadi i prediletti maglioni di cachemire...
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Autore:
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Anno edizione:2019
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Daniele lo Scozzese 29 dicembre 2023Un libro che vuole essere ciò che non sia
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Beluga 30 gennaio 2023Divertentissimo
Libro piccolo quanto divertente, una satira pungente e attualissima con un retrogusto amaro che si svolge in un'Italia meno distopica di quanto vorremmo. Consigliato
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LuigiAmendola 27 gennaio 2023Una distopia nostrana
In un ipotetico futuro non troppo lontano, essere intellettuale (ma direi anche, molto più semplicemente, intelligente) comporta un vero e proprio rischio per la propria vita. È il caso del primo personaggio presentatoci, un professore in pensione che, invitato ad un talk show, malauguratamente cita Spinoza, attirandosi le ire delle masse e trovando la morte per mano di anonimi sul pianerottolo di casa. Un episodio analogo e poi una specie di eccidio di cosiddetti intellettuali fa sì che si prendano delle misure per tutelare queste categoria umana così avversata e al contempo è eletta una commissione col compito di semplificare la lingua italiana. Il romanzo, molto breve, è in sé godibile, ma forse fa dell'ironia e delle maschere un uso troppo ampio, che gli toglie credibilità. Nella forzata semplificazione della lingua è impossibile non vedere l'opera analoga che si compiva in "1984" di Orwell, ma con esiti forse più grotteschi. Il finale ricalca "Fahrenheit 451" di Bradbury, ma mentre in questo i personaggi memorizzavano ciascuno un libro, qui molto più modestamente decidono di salvare una parola a testa. Ripeto, il testo è una lettura carina, senza troppe pretese, che inevitabilmente prende spunti da opere maggiori (e ineguagliabili) servendosi dell'ironia, della satira. Ha il pregio di usare un contesto a noi vicino nello spazio, ma forse ancora più nel tempo.
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